L’animalismo non vale per i pesci
armietiro.it di Riccardo Torchia – Un conoscente una volta rispose, a una nostra rimostranza nei confronti di come trattava i pesci, che facevamo troppe storie, osservando che “i pesci sono stupidi”. Sicuramente la pensa così anche l’Unione europea, tanto attenta a tutto quello che è ambiente e, soprattutto, alle ossessioni animaliste che strappano lacrime interessate in tutto il continente. Solo, però, per animali provvisti di una morbida pelliccia: i pesci, che hanno squame al posto dei peli, evidentemente non godono di eguali diritti. Infatti una nota associazione protezionistica, evidentemente più attenta e meno ipocrita della media, ha sollevato e posto all’attenzione le modalità incivili e assolutamente cruente di allevamento di molte specie ittiche. A partire dal sistema di stordimento elettrico che spesso non viene assicurato, lasciando i pesci a morire asfissiati lentamente. Anche in molte pescherie, peraltro, diverse specie ittiche, come anguille, capitoni e polpi, impiegano giornate intere per morire. E la loro agonia viene apprezzata, paradossalmente, quale conferma della freschezza del pesce.
La lista delle sofferenze è lunga: chi come noi frequenta molti Paesi del Nord Europa, non può non aver notato le enormi vasche circolari in cui vengono allevati specialmente salmoni, nelle acque marine. Riforniti con tonnellate di mangime e farmaci sparsi tramite pompe automatiche che navigano intorno. All’interno di queste gabbie, il sovraffollamento degli animali causa molti casi di cannibalismo, ferimenti, stress elevato e così via. Ma non solo. I pesci nuotano in un liquido completamente pieno dei loro escrementi, che il mare circostante non riesce a sanificare, per cui si può immaginare la salubrità del sistema. E ancora, trasporti in serbatoi affollatissimi, reti che schiacciano i pesci nelle parti inferiori, per finire con la tortura della pezzatura automatica. Sì, perché la valutazione dimensionale di questi pesci viene effettuata in rulli di grandezza differente. Molti di questi pesci, rimanendo incastrati in tali cilindri, rimangono vivi e lasciati lì a morire lentamente.
Tutte le specie ittiche hanno caratteristiche uniche. Si pensi solo ad anguille e salmoni: le prime percorrono migliaia di chilometri per tornare a riprodursi nel Mar dei Sargassi, i secondi risalgono i fiumi per miglia, per ritornare fino ai luoghi di nascita e deporre lì le uova, superando ostacoli durissimi nella risalita. Come mai la grancassa animalista nostrana, tanto attenta a cormorani e nutrie, non ha mai alzato un dito contro tali scempi e men che mai prestato attenzione agli allevamenti come quelli sopradescritti? Forse perché, come diceva l’intelligentone che abbiamo citato all’inizio, “Tanto i pesci sono stupidi”?