Fotografato un “alieno” vicino a Vergiate.
Ecco cos’è la strana bestia… Un lettore ci segnala un incontro quantomeno insolito e misterioso con un mammifero. Si tratta di una specie “aliena”, cioè trasferita dall’uomo dal suo habitat naturale ad un altro che non gli appartiene.
Di Eleonora Martinelli – Capita spesso che voi lettori ci facciate pervenire le foto di svariati esemplari di animali “paparazzati” qua e là per la provincia. I caprioli solitamente vanno per la maggiore, per la loro bellezza e la facilità con cui si possono avvistare. Non mancano poi cervi, cinghiali (sempre più “cittadini” o addirittura che si danno al nuoto), lepri, vari volatili, qualche volta serpenti e scorpioni.
Questa volta la segnalazione ha lasciato lì per lì perplessi anche noi, perché non ci era mai capitato ci mandassero la foto di un Dolichotis patagonum, un Marà della Patagonia, alias un grosso roditore che sembra aver preso in prestito le zampe da un capriolo. Ci ha scritto il lettore, che ringraziamo.
«Questa sera (8 agosto) tornando da un giro in bici ho visto a lato della strada che porta da Vergiate a Corgeno un animale molto strano mai visto prima. Mi sono fermato e ho fatto qualche foto, nonostante mi capita spesso di vedere animali durante i miei giri in bici e di conoscere i più comuni, questa volta non ho saputo dare un nome a questo quadrupede, che sembrava molto un incrocio tra una lepre e un capriolo.
Era molto mansueto e restava a bordo strada, per cui ho deciso di tornare a casa con tanta curiosità e qualche dubbio. Interpellando un mio amico appassionato di animali mi ha saputo dire presto la risposta: si tratta di un Marà o Lepre della Patagonia, ovviamente non uno dei soliti animali che si vede nel varesotto».
Abbiamo chiamato anche noi l’amico esperto di animali, il professor Adriano Martinoli zoologo dell’Università degli Studi dell’Insubria, che ci ha confermato essere proprio un Marà e di aver già avvisato le autorità competenti (che a loro volta erano già a conoscenza della presenza dell’insolito animale).
Ma come ci è finita una lepre della Patagonia nel Varesotto?
Beh, non con un grosso salto. Per quanto la specie in esame probabilmente compia degli zompi notevoli (data la sua natura) ci sentiamo di escludere che abbia fatto un balzo di migliaia di chilometri da un emisfero all’altro, saltando l’Oceano Atlantico. La risposta è, tristemente, la stessa che ha fatto che sì che il Lago di Varese sia stato invaso dal Gambero della Louisiana, la Valcuvia dagli scoiattoli di Pallas, laghi e fiumi dalle tartarughe palustri americane, la Lombardia dalla Popilia japonica: l’uomo.
La lepre della Patagonia viene commercializzata (come gli scoiattoli, le tartarughe, i pesci rossi) e anche nel Varesotto c’è chi li vende, qualche decina di Km più a nord rispetto a dove è stata individuata. Un acquisto che poi ha stancato o una fuga involontaria dalla gabbia: quale che sia la causa, il rilascio di queste specie “aliene” è fra le prime cause di perdita di biodiversità nel mondo, uno dei problemi ecologici più grandi che ci si trovi ad affrontare di recente per cercare di salvaguardare gli ecosistemi. Auguriamoci che la povera bestia sia sola e non in dolce compagnia, perché in Valcuvia dalla fuga di un paio di coppie di Scoiattoli di Pallas siamo arrivati ad avere più di seimila esemplari, che hanno praticamente soppiantato quelli rossi autoctoni e si stanno espandendo nelle aree circostanti, con danni enormi.
Pensateci non una ma mille volte perciò, quando decidete di acquistare un animale esotico. E possibilmente poi cambiate idea. Tenere in piccole gabbie animali che in natura volano o corrono o nuotano per decine di chilometri al giorno per soddisfare un nostro desiderio di possesso non è molto encomiabile, specialmente se si va ad alimentare un mercato che sta creando al mondo un danno che in molti casi risulta irreparabile.
E poi, detto fra noi, ma che ve ne fate di una lepre della Patagonia? Bellina eh, per carità. Ma forse “anche no”. Articolo