Storia carne di lepre

L’Antico Testamento stigmatizza la lepre come animale impuro e ne proibisce il consumo. Tale divieto non viene poi reiterato nel Nuovo Testamento, ma i teologi sospettarono a lungo dell’animale, perché aveva fama di lussurioso (la sua stagione degli amori dura ben sette mesi), e non se ne distingueva facilmente il sesso.

Nel mondo antico, il filosofo greco Archelao di Milete dichiarava: “chi si nutre di lepre per sette giorni consecutivi diventa molto bello”. Il poeta latino Marziale riporta però che una donna brutta, avendo sperimentato tale rimedio, non ne aveva tratto beneficio alcuno.
Plinio il Vecchio asseriva: “qualsiasi donna sterile mangi carne di lepre diventa feconda”.
Sulle proprietà della carne di lepre circolavano anche incredibili fantasticherie. Si credeva che “tutte le lepri tanto i maschi quanto le femmine s’ingravidavano, come se fossero hermaphroditi”. Secondo una superstizione popolare le donne che volevano concepire un figlio maschio dovevano mangiare utero e testicoli di lepre.

Per i medici medievali, consumare questo animale (che aveva la reputazione di dormire con gli occhi aperti) avrebbe provocato l’insonnia, ma nonostante ciò, la sua carne era molto apprezzata. La lepre che appartiene alla stessa famiglia del coniglio, pur essendo un pò più grossa, ha rappresentato a lungo un cibo destinato principalmente all’aristocrazia.
A fine ‘500, un autore annota che l’animale, ben cotto e bene arrostito, garantisce oltre al sapore gustoso: “il flusso del ventre e della dissenteria… che le sue cervella lesse giovano alle gengive e che il suo fiele misto a zucchero permette di guarire gli occhi…”

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