Milano, il cacciatore ucciso per errore e il nuovo sistema «a punti» del Tribunale per calcolare i danni
Quasi 330 mila euro di risarcimento, a favore di una figlia per il «danno non patrimoniale da perdita del rapporto parentale» con il padre ucciso in un incidente venatorio. È la prima sentenza nella quale debuttano le nuove tabelle
Quasi 330.000 euro di risarcimento, a favore di una figlia per il «danno non patrimoniale da perdita del rapporto parentale» con il padre ucciso in un incidente venatorio, accollati dalla sentenza civile al compagno di caccia al cinghiale, che nel processo penale era invece stato assolto dal reato di omicidio colposo: è questa la prima sentenza nella quale la X sezione del Tribunale civile di Milano fa debuttare le proprie nuove tabelle – un sistema «a punti» ma temperato – per quantificare i danni per chi perda un familiare stretto in un evento colposo.
L’80% dei Tribunali italiani seguivano le precedenti tabelle milanesi modellate su una amplissima forbice tra minimi e massimi, che però nel 2021 la Cassazione ha censurato non equa, e bocciato a favore dell’altro metodo esistente: quello del Tribunale di Roma, costruito su tabelle rigidamente a punti. Troppo rigidamente, ritengono però adesso i giudici milanesi che non vi si adeguano, criticandone il fatto che non si basino sui valori monetari dei precedenti, non siano frutto di confronto tra giudici e legali, e siano troppo “ingessate” nel far schizzare subito in alto i risarcimenti. Il 29 giugno Milano ha allora pubblicato invece sul sito del Tribunale un nuovo tipo di tabelle elaborate dal «Gruppo danno alla persona» dell’Osservatorio sulla Giustizia civile, nelle quali intanto il valore-punto (sulla scorta di un monitoraggio di 600 sentenze) viene determinato dividendo per 100 il valore monetario massimo per la perdita del parente di primo grado/coniuge (336.500 euro), e di secondo grado nipote/fratello (146.120 euro).
Ma per «evitare che il risarcimento si traduca in un mero calcolo matematico e le tabelle siano usate come una scorciatoia per eludere gli oneri» degli avvocati di provare ciò che sostengono e dei giudici di motivarlo, le nuove tabelle lavorano molto non solo su età della vittima, età del familiare che resta, convivenza tra i due, e sopravvivenza di altri congiunti, ma anche e soprattutto sul parametro della «qualità e intensità della specifica relazione affettiva perduta». E misurano lo stravolgimento della vita del familiare rimasto e la sofferenza interiore attraverso indici come le frequentazioni, i contatti telefonici o in internet, lo stare assieme durante festività e ricorrenze, le vacanze in comune o meno, la condivisione di hobby o sport, l’assistenza sanitaria/domestica, l’agonia o particolare penosità della malattia. E una volta previsto un punteggio per ognuno dei parametri, attingendo a un tesoretto teorico fino a 30 punti, ecco che il risarcimento liquidabile si ottiene moltiplicando il totale del punteggio per il «valore punto» di 3.365 euro per un parente di primo grado e 1.461 per uno di secondo. Nella prima sentenza a inaugurare questo sistema a punti c’è stata poi una peculiarità della vicenda: il cacciatore che per errore sparò e uccise il compagno era stato assolto nel penale per insufficienza della prova sulla traiettoria, ma per il giudice Damiano Spera «il nesso di causalità materiale, escluso in sede penale in mancanza della prova “oltre il ragionevole dubbio”, risulta invece comprovato, nel presente giudizio civile, in base alla regola del “più probabile che non”». articolo