Veneto: Il consiglio regionale approva il piano faunistico venatorio
L’opposizione vota contro. Zanoni (Pd): Aree protette sotto il minimo di legge, farò ricorso.
A tappe forzate. Il nuovo, e molto atteso, piano faunistico venatorio regionale in prorogatio dalla bellezza di dieci anni tondi è stato votato ieri notte con 37 voti a favore, 8 contrari, 2 astenuti e 4 assenti. L’opposizione resta critica, con l’astensione dei soli dem Francesca Zottis e Jonatan Montanariello, per il resto ha votato contro. Si dichiara «soddisfatto per un risultato non scontato dopo anni di attesa e “guastatori”» il presidente Roberto Ciambetti. La battaglia più aspra (anche se c’è chi, come il capogruppo Lega, Alberto Villanova, sottolinea «il clima di costante dialogo con le opposizioni») si è consumata, ovviamente, sul pacchetto degli emendamenti che è lievitato grazie ai 160 che avevano come primo firmatario il dem Andrea Zanoni. Il consigliere trevigiano, pasionario del mondo ambientalista, ci ha messo l’anima. Tanto che verso l’ora di cena si è dovuto sostituirgli il microfono usurato da ore di appassionata difesa di germani reali e folaghe. Il mondo della caccia, a partire da febbraio, potrà contare su un nuovo piano quinquennale e su una cartina della regione con tutte le aree off limits. Oggetto del contendere, naturalmente, sono proprio quelle aree vietate alle doppiette che, a norma di legge, devono essere comprese fra il 20 e il 30% del territorio regionale. Il precedente vincolo era 21% e a tanto arrivavano le aree tutelate. Con il nuovo piano si scende proprio al minimo sindacale: 20%. Ed è proprio su questo che Zanoni attacca: «Sono ricomprese nella percentuale di aree tutelate anche lo specchio del lago di Garda, la laguna viva, vale a dire il mare e pure l’aeroporto militare di Istrana. Ora, la norma specifica, ma si può capire anche a buon senso, che per area tutelata si intende una zona in cui le specie protette possano sostare, procreare, allevare i piccoli e nutrirsi…Il conto finale delle aree tutelate, quindi, non torna. Togliendo aeroporti miliari e bracci d’acqua si arriva al 18%, sotto la soglia di legge». La chiusa è intuibile: «sono già pronto a impugnare il piano faunistico venatorio» conferma Zanoni che con il suo faldone di emendamenti puntava a un 30% di aree off limits ai cacciatori.
Le aree tutelate
Qualcosa si è portato a casa. L’operazione che reca, come molte altre incursioni dell’opposizione, la firma congiunta, oltre a quella di Zanoni, anche quelle di Cristina Guarda (Ev) correlatrice e di Elena Ostanel (VcV)fra i consiglieri più attivi dai banchi dell’opposizione insieme al capogruppo Pd, Giacomo Possamai. Trenta emendamenti, tutti bocciati, puntavano a tutelare altrettanti varchi alpini ma ne è passato solo uno, quello sul monte Pizzoc, in Cansiglio. È passato l’emendamento sul Bosco del Quarelo, a Vicenza dove sarà creata un’oasi di protezione. «Si tratta di un bosco urbano a breve distanza dal centro – spiegano Zanoni e Possamai – all’interno del quartiere di Sant’Agostino, molto conosciuto e ‘vissuto’ dai vicentini che vanno a camminare o fanno sport e che va tutelato al meglio». Vittoria anche per i boschi intorno al lago di Fimon, area che si salda con gli stagni di Casale arrivando a 1400 ettari a sud ovest di Vicenza diventando Zrc, zona di ripopolamento e cattura. Aree tutelate anche nel Trevigiano, a Vedelago e Vazzola e nel Veronese con Oppeano. Fra le novità dell’articolato c’è la fine del regime transitorio. Da adesso in poi la competenza è in capo alla Regione e non anche alle Province. Il risultato maggiore le opposizioni lo portano a casa sulla trafila per interdire il proprio fondo privato alla caccia. Nel precedente piano c’era una finestra ogni 5 anni. Ora sarà possibile chiedere, in modo semplificato, si essere area caccia-free una volta l’anno. Risultato «guastato» però, denuncia sempre Zanoni, da un limite dell’1% del territorio regionale che può essere coinvolto da questo tipo di richieste. «Diritti un tanto a chilo» tuona il dem. «Però sulle proposte del collega Zanoni ho visto i suoi compagni di partito votare in tre modi diversi…» chiosa Villanova. Art.