Cos’è questa storia dell’aviaria in Lombardia

L’assessore Rolfi: “Nessun pericolo per l’uomo”. Il consigliere Verni: “L’emergenza è sanitaria”

La Lombardia fa i conti (anche) con l’aviaria. E il tema finisce sui banchi del Pirellone. A portare il caso in regione è stato Simone Verni, consigliere regionale dei cinque stelle, che ha firmato un’interrogazione a risposta immediata “in merito ai provvedimenti relativi al contenimento della diffusione dell’influenza aviaria”. 

“L’emergenza è sanitaria e dovrebbe essere trattata dall’assessorato che fa capo a Letizia Moratti”, le parole del grillino. Che ha poi proseguito: “Ancora una volta regione Lombardia interviene a valle del problema, con abbattimenti dei capi negli allevamenti avicoli, rifiutandosi di affrontare il problema a monte. Sappiamo che il virus dell’influenza aviaria arriva nel nostro Paese per effetto dell’avifauna migratoria, logico sarebbe quindi intervenire sui richiami vivi il cui compito è proprio attirare l’avifauna selvatica sul territorio lombardo, quindi interrompere tutta l’attività venatoria all’avifauna migratoria. Invece, regione Lombardia – il j’accuse del consigliere – preferisce scaricare ogni responsabilità sulle provincie, addette al controllo dell’attività venatoria, dimostrandosi ancora una volta incapace di affrontare in maniera organica, una problematica che riguarda una notevole quantità di imprese e allevatori”. 

“Regione Lombardia da un lato non interrompe la causa dell’epidemia aviaria e dall’altro lato si limita a intervenire ex post. Questa situazione crea un danno enorme al settore produttivo che rischia, inoltre, ripercussioni in ambito commerciale, con il settore export che potenzialmente potrebbe bloccare l’acquisto del nostro pollame, senza dimenticare il rischio per la salute dei cittadini”, ha concluso Verni. 

A lui, con una nota ufficiale dal Pirellone, ha replicato Fabio Rolfi, assessore regionale all’agricoltura e sistemi verdi. “L’aviaria non crea alcun pericolo per l’uomo. Chi, come il consigliere Verni, dice il contrario fomenta un allarmismo ingiustificato e crea ulteriori danni alla filiera avicola italiana. Una eccellenza che soddisfa l’intero fabbisogno nazionale e che esporta all’estero prodotti di alta qualità e sicurezza alimentare. In Lombardia il settore conta 1.200 allevamenti e 25 milioni di capi allevati”, ha spiegato. 

“In Lombardia – ha aggiunto l’assessore – su 56 focolai di aviaria registrati sono 41 quelli già estinti. Criticare la regione per la diffusione di una malattia che è presente in natura e che torna ciclicamente significa non conoscere la materia o peggio ancora strumentalizzarla. Proporre poi di combatterla limitando la caccia, come fa il consigliere Verni, è sinonimo di una visione ideologica che poco si sposa con le esigenze delle imprese lombarde”. 

“Tra l’altro – ha proseguito Rolfi – ricordo che abbiamo già bloccato lo spostamento dei richiami vivi come richiesto dal ministero. Credo sia giunto il momento anche per l’Italia di introdurre il vaccino contro l’aviaria. Lo sta già facendo la Francia in maniera strutturata e anche noi dobbiamo intervenire per una profilassi diffusa contro questa malattia. La filiera avicola – ha sottolineato l’assessore – è eccellenza italiana nel mondo. Va tutelata con ristori e investimenti, non attaccata. Servono soluzioni concrete per arginare la fauna selvatica, vettore della malattia, e aiuti alle imprese. La regione – ha concluso  Rolfi – negli ultimi anni ha dato 2 milioni di euro a 76 allevamenti avicoli per investimenti in biosicurezza, mentre chi la critica si è limitato parlare a vanvera di cose che non conosce”. Art.