“Dopo i cinghiali anche i cervi: le mie coltivazioni devastate”
La testimonianza dell’agricoltore Forlani: “Continui raid notturni e situazione sempre più difficile. Le recinzioni non bastano più e ho perso gran parte del raccolto. Alle autorità chiedo un giusto risarcimento e maggiore attenzione al problema”
Prima erano i cinghiali, nell’ultimo periodo sono invece i cervi a scendere nei miei terreni e in quelli vicini devastando le coltivazioni. Gran parte del raccolto è andato perduto. Alle autorità competenti chiedo un giusto risarcimento per la mia attività e allo stesso tempo qualche complicazione in meno per i cacciatori la cui presenza tiene questi animali a maggiore distanza. Le protezioni non bastano più”.
Questa la testimonianza che abbiamo raccolto oggi a Beseno, frazione sulle alture di Vercurago da Claudio Forlani. In questa località vicina a Somasca, con una splendida vista sulla Rocca dell’Innominato, Forlani possiede un ampio terreno dove coltiva da tanti anni diverse verdure che poi rivende a un supermercato e negozi della valle San Martino, oltre che ad altri clienti al dettaglio. Per lui, coltivatore dal 1975, questa è una delle stagioni peggiori a seguito dei recenti e ripetuti raid di cinghiali e cervi. Ci ha mostrato lui stesso quello che hanno distrutto nelle scorse notti.
“Distrutte soprattutto zucchine, patate e insalate”
“Potete vedere le zucchine, l’insalata e soprattutto le patate distrutte, hanno risparmiato solo un po’ le piantagioni di finocchi e di melanzane – spiega Forlani – Fino all’estate scorsa si ripetevano i raid dei cinghiali. Di recente abbiamo invece contato un nutrito gruppo di cervi, ben 11, che scendono dalle montagne vicine a fare razzia. Non bastano le normali recinzioni per proteggere i terreni dalla loro furia e il costo di ulteriori protezioni sarebbe davvero insostenibile. Negli ultimi anni queste scottibande sono aumentate”.
Ma allora quale può essere la soluzione? “Credo che le autorità competenti, in primis Regione e Provincia, debbano agire in più direzioni anche per aiutare chi come me si occupa di tenere curate le zone collinari – aggiunge Claudio Forlani, molto conosciuto nel Calolziese per la sua storica attività – Innanzitutto servirebbe garantire un corretto risarcimento in caso di danni. Mi spiego: ultimamente vengono affidati a società private i sopralluoghi per le stime dei danni, questi tecnici usano come parametri quelli relativi al commercio nazionale e internazionale della verdura, ma gli ortaggi raccolti nelle piccole attività come la mia hanno un valore diverso, costano ovviamente un po’ di più rispetto a quelli di una multinazionale. Basterebbe far riferimento alle fatture che emetto e ho emesso in passato e al mancato venduto a seguito delle devastazioni, invece di considerare cifre più generali rispetto alla mia realtà, e oggettivamente inferiori. Credo che il giusto nel mio caso, per quest’anno, sia una cifra che oscilla tra i 4.000 e i 5.000 Euro. Si tratta del mio mancato ricavo di quest’ultimo periodo, nulla di più”.
“La caccia? Aiuta. E non va ulteriormente complicata”
Poi c’è appunto il tema delle recinzioni: “Darmi mille euro per quelle non ha senso, costano molto di più soprattutto per la manutezione e se riescono a frenare un po’ i cinghiali, non possono quasi nulla contro la furia dei cervi”. C’è poi il tema della caccia come possibile strumento di contenimento. “Basterebbe qualche battuta di caccia in più, anche solo la presenza dei cani spaventerebbe un po’ gli ungulati tenendoli a distanza sulle montagne – continua Claudio Forlani – non voglio inneggiare alla caccia, ma chiedere almeno che ci sia qualche complicazione in meno per chi la pratica, anche questa attività aiuta infatti a difendere le coltivazioni”.
Cinghiali fotografati nel terreno di Forlani e in quelli vicini.
Il problema sollevato da Claudio Forlani non è un caso isolato in valle San Martino. A fine agosto avevano raccolto la segnalazione di Simone Rossi, titolare dell’omonimo Agriturismo al confine tra Rossino a Carenno dove i cinghiali avevano distrutto una piantagione di uva, con notevoli danni alla produzione di vino. Sempre a Beseno un’altra persona che coltiva orti e alleva animali ha visto i proprio terreni danneggiati da cinghiali e cervi, con le pecore spaventate che fuggono in più occasioni e devono poi essere recuperate con difficoltà sulle alture vicine. Un tema dunque sentito, che riguarda più di un’attività agricola del territorio lecchese.