Comacchio e l’allerta daini: il piano della Regione per la gestione di 500 esemplari
In corso la discussione sul piano di mantenimento e il rischio incidenti. Opposizione degli animalisti
di Federica Nannettishadow
Comacchio, i lidi ferraresi e ravennati e i loro daini, che talvolta si possono incontrare anche in spiaggia, se indisturbati. Sì, perché la folta presenza di tali esemplari sul territorio non è assolutamente cosa recente, ormai la si può definire connaturata, ma negli ultimi mesi se n’è tornato a parlare in relazione alla loro gestione e alla loro salvaguardia. Da una parte c’è un Piano di prelievo della Regione Emilia-Romagna che dovrebbe riguardare quasi 500 esemplari (ma sui numeri ci si tornerà), dall’altra l’opposizione delle associazioni animaliste, e non solo, che si stanno occupando nello specifico di due territori, ovvero Lido di Classe (in provincia di Ravenna) e Lido di Volano (in provincia di Ferrara e il più a nord del litorale comacchiese).
Un opuscolo sugli incidenti
Una situazione di certo delicata su più fronti che, come ultima mossa, ha visto la pubblicazione a inizio novembre 2021, da parte delle province di Ferrara e di Ravenna, di un opuscolo informativo sulla «prevenzione dagli incidenti causati da fauna», a sua volta parte del Protocollo d’intesa per la gestione in situazioni di emergenza di esemplari di fauna selvatica firmato nel giugno 2020 (frutto del lavoro di un apposito tavolo istituito dal Prefetto). L’obiettivo è quello di fornire informazioni alla cittadinanza sulle più corrette azioni in caso di incontro-scontro con tutti i vari esemplari animali possibili, ma in particolar modo con gli ungulati. Già nella nota di pubblicazione del Protocollo dello scorso anno, infatti, è possibile leggere come si voglia tentare di «prevenire e ridurre l’incidentalità stradale causata dalla fauna selvatica che, nel ferrarese, è causata in particolare da daini e caprioli». Allo stesso tempo, poi, «si mira anche a ottenere un’aggiornata mappatura delle strade maggiormente interessate dal fenomeno, agevolando gli enti proprietari delle strade nell’adozione delle attività di competenza, oltre al posizionamento di idonea segnaletica».
Il piano della Regione
A partire dallo stesso presupposto di pericolosità e di rischi per la popolazione si è mossa anche la Regione Emilia-Romagna, che ha approvato un Piano regionale per il controllo delle popolazioni di daino (Dama dama) di Lido di Classe e Lido di Volano (a esclusione delle aree ricadenti nell’ambito del Parco del Delta del Po) datato febbraio 2021 e richiamandosi alle linee guida Ispra e a varie leggi e ordinanze preesistenti. Ma è proprio questo insieme di fattori ad aver destato le maggiori polemiche da parte delle associazioni ambientaliste e a tutela degli animali, nonché di alcuni consiglieri regionali che si sono attivati con una serie di interrogazioni alla Giunta, la consigliera del Gruppo Misto, Giulia Gibertoni, in primis che, dopo più richieste è riuscita a venire in possesso di numeri più aggiornati rispetto a quelli riportati all’interno della delibera, risalenti al 2019 (nel 2020, si può leggere, non si sono svolte le rilevazioni causa Covid). «Nel territorio di Classe, secondo il censimento della Regione, i daini dovrebbero essere 311, nel nucleo di Volano 184 (come media delle tre sessioni di conta). Il totale, dunque, sarebbe 495», ha fatto sapere Gibertoni.
La cattura
All’interno del Piano, inoltre, è riportato come, «considerate le positive esperienze attuate in altri contesti territoriali e a seguito delle decisioni assunte in occasione di specifici incontri tenutisi presso la Prefettura di Ravenna, i daini appartenenti ai due nuclei interessati vengano catturati e traslocati da personale tecnico specializzato in possesso di specifica esperienza in materia», in virtù, come riportato nello stesso documento, di danni all’agricoltura, di incidenti e dell’impatto sulle linee ferroviarie. «I soggetti catturati – è la continuazione del Piano nel capitolo destinazione degli animali – opportunamente marcati potranno essere destinati a privati, ad allevamenti, alla liberazione nei distretti territoriali indicati, all’attuazione di eventuali progetti sperimentali finalizzati al controllo della fertilità». Tradotto, secondo la consigliera Gibertoni, questo vorrebbe dire trasferirli «in allevamenti da carne da macello e in zone di caccia». Una posizione espressa più volte anche di fronte alla Giunta, con interrogazioni varie e a più riprese, ribadendo come tali allevamenti, in linea con quanto previsto dalla legge, abbiano «quattro finalità: scopo alimentare, di ripopolamento, ornamentale e amatoriale». Il rischio, a suo avviso e a quello dell’intero Gruppo Misto, è di un destino di morte.
I privati disponibili
A fine ottobre l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) di Ferrara, in attesa dell’assegnazione del bando per l’affidamento degli esemplari di daini, ha fatto sapere a viale Aldo Moro la disponibilità da parte di un privato di ospitarne alcuni. «Una disponibilità importantissima e assolutamente da accogliere – ha affermato l’assessore regionale con delega alle Politiche agricole e alla Protezione della fauna e disciplina delle attività venatorie, Alessio Mammi –. Come tutti coloro che vorranno accogliere i daini dovranno ottenere l’autorizzazione dal Servizio territoriale agricoltura, caccia e pesca territorialmente competente a livello provinciale», ai sensi della direttiva sull’allevamento di fauna selvatica a scopo di ripopolamento alimentare, ornamentale ed amatoriale (recentemente aggiornata) e avere i requisiti tecnici relativi alle strutture contenuti nel Piano sperimentale di contenimento del daino a Ferrara e Ravenna. «Le strutture dovranno infatti avere un’altezza di almeno 2 metri, 2,20 metri e un cordolo basale di cemento; essere realizzate nel rispetto delle norme sul benessere animale e, al fine di evitare possibili fughe accidentali o volontarie causate da terzi, il tutto sotto la responsabilità diretta del richiedente», ha aggiunto Mammi, con l’augurio «che in molti seguano il buon esempio dato dalla proposta di Oipa di Ferrara».
Danni all’agricoltura
Un’occasione per Oipa, questa, per rilanciare la propria iniziativa popolare e per invitare «la Regione guidata dal presidente Stefano Bonaccini ad adottare metodi incruenti per il contenimento degli esemplari in sovrannumero e misure di prevenzione che consentirebbero agli animali di vivere serenamente nel loro habitat». Durante gli interventi di prelievo, ha poi aggiunto il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto, «molti daini catturati con telenarcosi moriranno e quelli che arriveranno vivi nei distretti territoriali, individuati nel piano faunistico venatorio, saranno poi destinati a essere uccisi, macellati dopo essere stati consegnati ad allevamenti da carne o, nella migliore delle ipotesi, confinati all’interno di recinti privati come esemplari ornamentali». Discutibile, a loro avviso, anche l’assenza di metodi ecologici alternativi, come l’installazione di cartelli stradali segnaletici, di dispositivi di dissuasione come sensori luminosi o dissuasori acustici e, ancora, di recinzioni nei punti ad alta percorrenza; oltre a basare il Piano di prelievo su rilevazioni numeriche ferme al 2019. Sul tema degli incidenti e della prevenzione è tornata anche Gibertoni, confutando «più volte in aula (con dati ricevuti dalla Regione) i presunti danni all’agricoltura (esigue le richieste di rimborso danni sia in provincia di Ravenna, dove solo dodici aziende hanno chiesto l’acceso ai fondi regionali per la difesa senza alcuna richiesta di danni, che in provincia di Ferrara) e la questione degli incidenti (evitabili con recinzioni e dissuasori, metodi ecologici mai applicati seriamente, neanche in via sperimentale e temporanea)», ha dichiarato. L’esborso annuo per i danni all’agricoltura è definito «molto esiguo» anche all’interno del Piano, almeno per il territorio di Classe, anche grazie a «sistemi di prevenzione, quali repellenti acustici, olfattivi, recinti elettronici o recinzioni fisse su frutteti».
L’Enpa
La denuncia relativa all’assenza di metodi alternativi ecologici in realtà non è nuova, tenendo conto di come un ente come l’Enpa abbia incalzato, all’epoca la provincia di Ravenna, già nel 2013 e nel 2015, per conoscere la segnaletica, le bande rumorose o i dossi artificiali installati a protezione delle strade, nonché le recinzioni per evitare l’interferenza con le attività umane. All’interno del Piano sono riportate tre misure per il territorio di Classe (un dissuasore ottico, una rete metallica e una recinzione, ciascuna su una strada). Quel che manca ancora, inoltre, è una data sicura per l’inizio delle catture: «Dovrebbero partire nel tardo autunno – ha aggiunto Gibertoni – ma non si ha ancora nessuna documentazione certa, né risulta che siano già stati fatti bandi per reperire gli specialisti». Su quest’ultimo punto la risposta è arrivata direttamente dall’assessore Mammi: «La Regione sta lavorando a una manifestazione di interesse per individuare soggetti autorizzati che possano accogliere i daini che saranno catturati; non appena sarà pubblicata ne sarà data massima diffusione sui canali istituzionali regionali». Gli interventi di prevenzione, ancora da adottare, sono inseriti anche in un apposito capitolo del Piano. Per il nucleo di Volano, per esempio, si fa riferimento alle stesse osservazioni di Ispra conseguenti le operazioni di censimento del 2019: «Nel periodo della realizzazione dei conteggi notturni, è stata percorsa a bassa velocità la strada Acciaioli nel tratto che va dal Lido di Pomposa al Lido delle Nazioni, ispezionando eventuali camminamenti ai due lati della strada. Si è potuto constatare che gli attraversamenti in questo tratto sono numerosi e si concentrano in genere in corrispondenza delle passerelle in cemento che agevolano l’attraversamento del canale a ovest della strada. Quest’ultimo, tuttavia, non costituisce affatto una barriera, in quanto gli animali sono comunque in grado di superarlo agilmente, come si è potuto constatare. Èquindi indispensabile anche in questo tratto stradale installare sistemi di prevenzione e apporre cartelli che segnalino in modo incisivo il pericolo di attraversamento animali al fine di modificare in primis il comportamento del guidatore». Dal canto suo, l’assessore Mammi ha ribadito in sede di Question time in Regione come non ci sia alcun ripensamento relativo al Piano, definito fin dall’anno scorso «un approccio nuovo e diverso per soluzioni d’equilibrio tra sicurezza del territorio, dei cittadini e della fauna», dal momento che può davvero essere uno strumento adatto alla salvaguardia dei cittadini: «Ci sono rischi per la sicurezza pubblica. Il Piano di controllo è di pubblica utilità, è ragionevole e può dare risposte concrete». Oltre alle manifestazioni di interesse di allevamenti e privati, «c’è poi l’aspetto capi da traslocare – ha aggiunto l’assessore in Aula –: saranno 30 per area di cattura e saranno tutti marcati così che, durante il prelievo, i cacciatori autorizzati potranno distinguerli bene dagli altri, anche da lunga distanza»