“ARRIVA IL TERZO STOP, ormai l’Abruzzo è una barzelletta”

L’AQUILA – “Non c’è due senza tre, così arriva anche l’ennesima bocciatura sulla stagione venatoria targata Marsilio da parte del Tar, che ha impugnato ancora i provvedimenti dell’esecutivo sull’apertura della stagione, facendola sostanzialmente slittare al prossimo 2 ottobre. Situazione senza precedenti che molto dice sulla competenza in materia da parte di chi governa e di condivisione delle scelte con il comparto di riferimento”.

Così, in una nota, l’ex assessore regionale Dino Pepe e i consiglieri del Gruppo Pd in Consiglio regionale: “Stando così le cose, per il mese di settembre, a causa delle già contestate pre-aperture alla tortora e alla migratoria, è possibile prelevare solo cornacchia, gazza, merlo e ghiandaia in alcune giornate”.

“In pratica, se altrove tortore e quaglie sono da settimane ormai, delle specie cacciabili per tutti, non accade così per i cacciatori abruzzesi – riprende Pepe – Non basta, il Tar dovrà esprimersi ancora, perché a fronte delle contestazioni sollevate dalle associazioni ambientaliste circa i rilievi e la contestata legittimità del calendario venatorio, poi fermato, è fissata al 22 febbraio 2022 la discussione in merito alla questione. Quindi ci si aspetta quella che potrebbe essere la quarta bocciatura del provvedimento regionale, che l’esecutivo ha inspiegabilmente reiterato con tutti le sue evidenti vulnerabilità, nonostante i primi pronunciamenti dei giudici amministrativi”.

“Vero è che quello che è accaduto rispecchia il caos che regna nel settore, a fronte della mancanza di una guida capace di dare un indirizzo chiaro e non penalizzante a tale attività. Chiederemo conto dei danni causati dall’intransigenza della Regione che ha comunque prodotto atti che sarebbero stati impugnati, perché contrari a direttive e leggi nazionali, nonché a regole che è stata la Regione stessa a stabilire. Un paradosso che nasce anche dalla mancanza di confronto e concertazione con tutte le associazioni di riferimento, da parte di una classe dirigente che al posto di supportare il comparto e di occuparsi dei risvolti che una programmazione anche di queste attività comportano in agricoltura, mette in carico ai cittadini le conseguenze e gli oneri dei propri paradossali errori”, conclude.

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