Stagione di caccia al via da oggi: il numero di caprioli è in calo. Solo da settembre si potrà sparare anche di domenica
Primi spari a camoscio e muflone. Il Servizio faunistico ha ridotto il numero di capi di capriolo la cui consistenza si è ridotta del 15% rispetto al 2019. Al contrario in 14 ambiti è aumentato il numero di cervi da abbattere
CINGHIALI Provincia, nuove regole per favorire gli abbattimenti di Domenico Sartori
TRENTO. Poco meno di 6.500 cacciatori stanno oliando i fucili in vista dell’apertura della stagione venatoria autunnale, da oggi, 16 agosto. Il grosso, oltre 6 mila, sono “doppiette” iscritte all’Associazione cacciatori trentini. Alcune decine sono donne. Il calendario venatorio fissato dal Servizio faunistico provinciale prevede due periodi di caccia: quello primaverile/estivo nei mesi di maggio e giugno, e quello autunnale che scatta il 16 agosto per il camoscio e il muflone. Il primo sparo al capriolo e al cervo potrà invece essere dato domenica 5 settembre.
Si parte, per camoscio e muflone, nella giornata di oggi, lunedì, perché in agosto è vietato l’esercizio della caccia di domenica.
Dal 2 ottobre la caccia sarà poi aperta alla coturnice e al fagiano di monte.
È invece sospesa per la pernice bianca.
Per altre specie di uccelli non contingentate, il prelievo varia a seconda delle specie, ad esempio da 19 settembre per la beccaccia e la quaglia e dal 2 ottobre per l’allodola e il colombaccio.
Per gli ungulati (eccetto il cinghiale per il quale si esercita il controllo con un’altra regolamentazione), nei giorni scorsi il dirigente del Servizio faunistico, Giovanni Giovannini, ha approvato gli specifici progetti di gestione per il 2021, ridimensionando in alcuni casi i piani di abbattimento che l’Associazione cacciatori trentini, quale Ente gestore della caccia in provincia, ha proposto sulla base dei censimenti che hanno fissato la consistenza delle diverse popolazioni.
La situazione più delicata riguarda il capriolo, per il quale si registra un calo generalizzato. La consistenza, tra il 2019 e il 2020 (nel 2020 i censimenti sono saltati causa pandemia), si è ridotta di circa il 15%. Per tale ragione, il numero delle assegnazioni proposte passa da 6.565 a 5.700 caprioli. In particolare, il Servizio faunistico ha imposto una riduzione del piano di abbattimento in quattro ambiti: Fiemme, Chiese, Fassa e Tesino. In quest’ultimo ambito, il calo della presenza è maggiore (-26%) e, a fronte di un piano di abbattimento di 300 caprioli, l’assegnazione è stata di 280, dopo la valutazione fatta in sede di Osservatorio faunistico. Per quanto riguarda il cervo, la situazione è capovolta. In quattordici dei venti ambiti territoriali omogenei, l’obiettivo è il decremento, perché è in corso da anni una progressiva crescita della specie, sia in termini numerici che di superficie occupata.
La conseguenza? Danni al patrimonio agricolo e forestale, maggiore rischio di incidenti stradali e competizione con le altre specie, soprattutto con capriolo che soffre per la presenza del cervo. In sei ambiti (Bassa Valsugana, Fiemme, Fassa, Giudicarie, Destra Adige e Trento) il Servizio faunistico chiede di incrementare il numero degli abbattimenti. L’assegnazione totale, tra maschi (2.263) e femmine e i piccoli (2.499), è di 3.762 cervi assegnati alla sezioni per essere abbattuti. Per il muflone è confermata una deroga per le riserve del Brenta meridionale, con penalità per mancato abbattimento di femmine e piccoli.
Per nulla facile stabilire le ragioni del calo generalizzato del numero di caprioli. Nevicate intense? Presenza del cervo? Impatto del lupo? «Difficile dare una risposta» dice Matteo Rensi, vicepresidente dell’Associazione cacciatori trentini «e dire se e quanto la presenza del lupo abbia impattato sulla presenza o lo spostamento del capriolo in zone come alta Fassa, val di Non e Basso Trentino dove è presente. Come Associazione, abbiamo deciso di approfondire la questione, con uno studio approfondito».