Sardegna: Incendi e animali, la rete solidale di cacciatori e veterinari
Una mobilitazione spontanea in Sardegna per soccorrere e sfamare cavalli, cani, lepri e cinghiali
Oristano, 10 agosto 2021 – Sono i giorni dei cacciatori e dei veterinari in prima linea, accanto alle associazioni di animalisti. Qualche volta i ruoli si confondono. Sono anche i giorni dei sentimenti forti, affidati alla rete per condividere la sofferenza e sentirla meno. La strage degli animali nei roghi della Sardegna va al cuore del paese. Confida Marco Efisio Pisanu, vicepresidente di Liberacaccia, l’associazione più rappresentativa della regione: “Non l’abbiamo fatto solo questa volta, lo facciamo sempre. Ci siamo organizzati fin dal primo giorno, abbiamo chiesto agli amici cacciatori di perlustrare il bosco per trovare animali da curare. Qualcuno è stato liberato, era rimasto impigliato nei cespugli, qualcuno era ferito, altri già morti. Cinghiali, cervi, mufloni, volpi, lepri, conigli… Tutti i giorni andiamo in giro sopratuttto per sfamarli, portiamo fieno, grano, mais”. Federcaccia fa la stessa cosa e Andrea Piras, il numero due provinciale e regionale, confida: “Ho visto colleghi piangere davanti a un cinghiale morto e non ci volevo credere. Non è quella la fine che deve fare. Noi siamo per l’equilibrio. Siamo i primi ad amare il territorio”.
Le storie
Ogni animale ha una storia, ogni storia ha un nome. La cerbiatta Lussurzesa, trovata da un giovanissimo cacciatore, Antonio Deriu, 21 anni, di Santu Lussurgiu, nel cuore dei roghi. Si è insospettito perché il cavallo era nervoso e guardava sempre nella stessa direzione, aveva ragione. Anche i cavalli sono un’altra storia da spezzare il cuore. Come il cane martoriato dalle ustioni e morto dopo giorni di sofferenza. L’avevano chiamato Angelo, come Angelo Delogu, il veterinario che l’ha soccorso per primo. Non c’è bisogno di aggiungere inutili orpelli a questa storia di eroismo nel dolore. “No, non c’erano pecore – racconta Delogu –. Il cane aveva cercato riparo dalle fiamme su un muretto. Era gravemente ustionato, pensavo che ce l’avrebbe fatta. A dare l’allarme sono state ragazze sfollate dal fuoco, andrebbero elogiate davvero”. Nessuno saprà mai cosa facesse Angelo, se fosse un cane pastore oppure no. Ma non è questo che conta nella storia. È diventato un simbolo di una terra sofferente e martoriata. Proprio come San Demi, la cavalla ustionata che prima dei roghi viveva felice nell’azienda di Lucia Soggiu, moglie di un allevatore di Tresnuraghes. La veterinaria che l’ha curata affida i suoi pensieri a Facebook: “È stato uno dei più difficili della mia carriera dal punto di vista emozionale. Sapevo sin dall’inizio che le ustioni erano molto estese e che le probabilità di sopravvivenza sarebbero state poche. Ho deciso comunque di provare perché lei dimostrava molto carattere e molta voglia di vivere. È stata dura perché abbiamo vissuto con lei per una settimana, le sue sofferenze e i suoi progressi che tanto ci avevano fatto sperare. Purtroppo non ce l’abbiamo fatta ed è stato veramente difficile da accettare, ancor più difficile è pensare che questo animale viveva ben tenuto, amato e felice prima che una mano assassina scatenasse l’inferno”.
La rete solidale
Sono decine i veterinari impegnati come volontari per rimediare alle ferite dei roghi. Una sessantina, fa i conti Pietro Fois, presidente del circolo veterinario sardo. Dalla Maddalena a Sassari, da Porto Torres a Nuoro, si è mobilitata tutta la Sardegna, mentre fondi e materiali sono arrivati da ogni parte d’Italia. “Abbiamo cercato di salvare quanti più animali possibile – confida Piras –. Perché anche uno solo è un simbolo per un’azienda”. E fanno allegria le foto di Cenerino detto Rino, il primo guarito, il cagnolino dimesso dalla clinica Duemari, che in tutti questi giorni ha fatto un racconto social del lavoro sul fronte del fuoco e degli animali selvatici. Come non intenerirsi di fronte ai “580 grammi di volpe, un esserino disperato”, l’hanno chiamata Polly. O guardando la gattina “ora bruttina ma che tornerà bellissima”. Tutti hanno un nome, così il cinghialino con le zampe ustionate è diventato #SignorPorcu. E poi Brasiedda, la gattina salvata dalle fiamme. Ora dovranno superare lo stress. Proprio come la loro splendida terra ferita.