Umbria: passi avanti sul Calendario, ma coi nodi cinghiali, tortora e colombaccio

La Regione chiede un parere all’Ispra sulle preaperture di tortora e colombaccio, per non rischiare annullamenti | Risarcimenti, due Atc coi conti in rosso.

Giornata importante quella di oggi per i cacciatori umbri. Con la doppia seduta fissata nel pomeriggio dall’assessore Roberto Morroni. La prima, la riunione della Consulta per discutere della bozza del Calendario venatorio. E poi il tavolo sui cinghiali, tema al quale sono particolarmente interessati anche gli agricoltori, al quale hanno partecipato anche i rappresentanti degli Atc.

Il Calendario venatorio

Sul nuovo Calendario venatorio, la Regione è pronta a recepire molto delle proposte avanzate dalle associazioni venatorie. Tra cui la proposta per la caccia al cinghiale, allungata di una settimana.


La bozza del nuovo Calendario venatorio

C’è il nodo della preapertura per la tortora, legata, come ha comunicato la Cabina di regia nazionale, al piano di azione che sta elaborando la Commissione europea. Questione che ha indotto la Cabina di regia nazionale a chiedere alle Regioni di escludere la tortora selvatica dai Calendari. Problema che si potrebbe tentare di risolvere con una proposta sugli abbattimenti dei capi come fu fatto lo scorso anno per l’allodola.

L’altro nodo delle preaperture riguarda il colombaccio. Il timore è che un’eventuale ricorso su questa specie possa bloccare l’intero Calendario venatorio umbro, a che se in altre regioni si fa ricorso comunque alla sospensione. Che per l’Umbria, dopo le preaperture di settembre, andrebbe dal 19 settembre al 3 ottobre.

La Regione intende superare queste problematiche chiedendo un parere all’Ispra, ancorché non vincolante. E adottare il Calendario venatorio solo dopo aver ottenuto questo parere.

Caccia al cinghiale, non c’è accordo sulle date

Restano divise le posizioni tra il Ternano e il Perugino sull’avvio della caccia al cinghiale. Le associazioni venatorie della provincia di Terni, in ragione della particolare vocazione migratorista del territorio e delle scelte delle regioni confinanti, avevano proposto di diversificare l’apertura della caccia al cinghiale per provincia, dando il via nel Ternano dando il via il 26, con battute di contenimento tutte le domeniche fino al primo novembre, data di inizio della stagione fino a tutto gennaio.

La Regione ipotizza invece l’inizio delle battute di contenimento dal 19 settembre fino all’apertura dal 3 ottobre. Con la possibilità, come richiesto dalle associazioni degli agricoltori, di allungare il contenimento a tutto gennaio. Come fatto quest’anno, ma per il recupero delle giornate di caccia perse causa pandemia.

L’ipotesi di diversificare l’inizio della caccia al cinghiale viene ritenuta difficilmente percorribile, anche per l’assegnazione di alcuni settori a cavallo tra i due territori. Problemi che però, secondo le associazioni del Ternano, possono essere risolti. Così come, del resto, in Toscana ci sono tre diverse date per l’apertura della caccia al cinghiale a seconda delle province.

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Atc, conti in rosso per i danni

Gli Atc1 (Perugino) e Atc3 (Ternano) hanno lanciato l’allarme conti: troppo alto, rispetto a quanto ricevuto dalla Regione, l’ammontare dei danni da risarcire agli agricoltori. L’Atc2 (Foligno-Spoleto) riuscirà invece a coprire i risarcimenti.

L’assessore Morroni ha chiesto di presentare proposte entro il 20 aprile, per discuterle nella prossima seduta del Tavolo sui cinghiali, fissato per il 30 aprile.

Altri 3 valici montani

Sull’Appennino umbro-marchigiano l’Ispra ha poi disegnato 3 valici montani. Una scelta che preoccupa le associazioni venatorie, in un’area particolarmente vocata alla caccia al cinighiale.

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