Selvaggina e cinghiali: arriva il marchio “Cacciato in Lombardia”
L’idea della giunta per stimolare il consumo di selvaggina lombarda
a selvaggina a km 0: la Lombardia è pronta ad istituire il marchio “cacciato in Lombardia” per identificare la selvaggina locale, consentendo agli agriturismo di servirla a tavola come prodotto “del posto” e, secondo le parole dell’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi (Lega), «stimolare una vera e propria filiera della carne di selvaggina lombarda».
L’annuncio è arrivato durante un incontro organizzato da Coldiretti sui cinghiali a Porlezza (Como). Rolfi è convinto che la caccia sia l’unico “argine” ai cinghiali e coerentemente ha aperto alla caccia di selezione tutto l’anno, anche con foraggiamento e visori notturni: «Ho utilizzato tutti gli spazi lasciati dalla normativa nazionale», ha spiegato. Coldiretti, da parte sua, ha invitato sia gli agricoltori sia i cittadini a denunciare sempre i danni da ungulati, rispettivamente alle coltivazoni e in riferimento agli incidenti stradali.
«Cinghiali, ma anche nutrie e altre specie, sono dannose e pericolose, sia per la produttiviità agricola sia per la sicurezza del territorio», ha aggiunto l’assessore: «Purtroppo mancano gli aiuti del Governo, anche per una presa di posizione ideologica». Quella sui cinghiali è una vera e propria “ossessione” della maggioranza in Regione. Nel 2018 venne consentito anche agli agricoltori di partecipare al loro contenimento. Nel 2019, poco dopo un drammatico incidente stradale sull’A1 nel Lodigiano, via libera alla caccia ai cinghiali con arco e frecce. Nel 2020, infine, il sì alla caccia di selezione tutto l’anno e ai visori notturni, con le associazioni ambientaliste sul piede di guerra perché il visore sarebbe in realtà vietato dalla legge nazionale e dalla Giurisprudenza sul tema.“