Il calibro 16
Il calibro di un fucile a canna liscia è identificato da un numero che si riferisce ad una convenzione nata in Gran Bretagna (sistema inglese) nel 1800. Tale convenzione identifica il calibro come il numero di sfere ricavabili da una libbra inglese di piombo (453,6 grammi) che possono essere sparate da una canna di uno specifico diametro. Così nel caso del nostro calibro 16, sono 16 le sfere ricavabili dalla libbra di piombo che possono essere sparate dalla specifica canna. Secondo questa convenzione minore è il numero delle sfere ottenibili maggiore è il calibro (sezione della canna).
Differenza visiva della sezione dei vari calibri (quelli evidenziati in rosso non sono utilizzabili in Italia per la caccia)
Perché tanti calibri
Sin dall’avvento delle armi da fuoco, l’uomo ha iniziato a fare molte valutazioni sul loro reale utilizzo nell’attività di caccia e ciò ha permesso di individuare una serie di possibili applicazioni in funzione delle prede e del tipo di caccia che alle stesse è correlato.
AVANCARICA – Ovviamente la prime valutazioni furono relative alla quantità di proietti (che erano necessari) per abbattere una preda e di conseguenza l’individuazione di un calibro necessario per spararli. Eravamo nell’epoca dell’avancarica e della polvere nera e tale propellente non aveva l’energia delle moderne polveri. Di conseguenza il calibro non poteva essere troppo piccolo per la necessità di avere una sufficiente spinta fornita da una buone dose di polvere.
I calibri utilizzati erano grandi ed a seconda delle cacce si poteva andare dal 4 (la tipica spingarda) al 12-16. Con quest’ultimi due calibri e utilizzando pallettoni si cacciavano anche animali di grossa mole, quali ungulati e lupo.
RETROCARICA – Nell’epoca delle munizioni a retrocarica e della successiva limitazione di alcune cacce, nuovi calibri inferiori ai precedenti, divennero di frequente utilizzo.
Questo in particolare per le cacce da appostamento, dove si sparava a fermo sui rami degli alberi alla piccola migratoria.
In queste cacce, si utilizzavano piccoli pallini in basse dosi e calibri dal 20 a 36, per la reale minore necessità di dosi di piombo elevate, elemento che aveva un suo perché anche da un punto di vista economico. Le distanze di tiro ridotte (15-20 m.) e la piccola mole dei selvatici (peso inferiore ai 100-110 gr.) consentivano l’utilizzo di piccoli calibri. Queste tipologie di caccia divennero tradizionali in particolare in Italia e Francia e qui ci fu il massimo fiorire della tradizione artigianale della armi da caccia di piccolo calibro.
E IL CALIBRO 16?
Bé, il nostro amato calibro ha fatto la sua bella parte nella storia della caccia Europea, sia nel 1800 che per buona parte del 1900 e continua a farla in molti paesi Francia e paesi dell’Est Europa su tutti. In Italia, la patria delle armi da caccia il calibro 16, ha perso progressivamente valenza commerciale in favore del suo diretto fratello minore il calibro 20. Forse per l’industria troppo vicine le cariche, che oggi sono anche ampiamente superate dal calibro 20 magnum, per giustificare due calibri così simili.
Però il nostro calibro 16, ha fatto veramente la storia della caccia della penisola nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale fino alla fine degli anni sessanta. Realizzato in particolare nella classica doppietta, sia cani esterni che hammerless (ma anche in versione sovrapposto, ha accompagnato i nostri nonni in tutte le cacce a dimostrazione della sua versatilità. Il fucile in famiglia era uno solo ed il calibro 16 era buono per la lepre e per la starna, ma si usava anche in palude agli acquatici o alla nocetta sparando ai piccoli migratori.
Semplicemente si modulava la carica passando dai 24 ai 28 gr. e il tipo dei pallini ma il calibro era “buono” per tutto. Si sparava a due colpi e si sperava che ne bastasse uno solo, tanto pochi erano i soldi per permettersi costantemente il secondo. E artigianale ed economica era anche la carica delle cartucce.
Parata di cartucce in calibro 16 degli anni sessanta e settanta. Alcune di loro sono originali, mentre alcune, pur essendo su bossolo originale sono ricaricate in casa.
Poi gli anni settanta, il bum economico, l’industria armiera capisce che i cacciatori possono spendere e mette in commercio i semiautomatici. Spopolano i Franchi, i Beretta, i Breda ed i Browning e soppiantano la cara doppietta, soppiantando anche il calibro 16 con il più adeguato calibro 12 dotato di un’energia più adeguata a far funzionare il riarmo di un automatico.
Per la precisione, Browning produrrà per un pò il suo Auto 5 anche in calibro 16 in particolare per il mercato francese, anche se alcuni ne arrivarono anche in Italia. Ma inizio il declino del calibro 16 agevolato anche dalle aziende che producevano munizioni.