La braccata
Come si svolge: Poche ore prima della braccata, tre o quattro cacciatori esperti, i cosìdetti “traccini”, delimitano la zona della braccata seguendo le tracce fresche del cinghiale. E’ bene che tale operazione venga effettuata dopo un periodo di pioggia perché lo tracce sono più evidenti; se la terra non è bagnata i traccini escono con un cane al guinzaglio, il quale con le sue doti olfattive, delimita la zona ove si è “allistrato” il cinghiale. Quando i componenti della braccata si sono radunati, i capocaccia decidono dove stabilire gli appostamenti e dove sciogliere i cani. Le “poste” sono stabilite a distanza di 25-28 metri l’una dall’altra, in maniera visibile e in forma semicircolare; dalla parte opposta si dispongono i canai e dall’altra i braccali o battitori, in modo da delimitare una vasta zona.
Quando tutti sono ai loro posti, il capocaccia suona il corno cui risponde il suono del corno del canaio (canettiere). La battuta ha inizio. I canettieri sciolgono i cani e li aizzano ad individuare la preda, poi, a loro volta, si avviano in direzione delle poste. Quando il cane ha reperito la “passata”, abbaia fino a che non giunge alla listra. Trovato il cinghiale, il capomuta abbaia a fermo (I cani abbaiano in canizza quando seguono l’animale; abbaiano a fermo quando l’animale rimane nella propria listra, oppure quando si ferma durante la battuta; in questo caso, spesso, il cinghiale attacca i cani.)
Se i cani abbaiano in canizza, significa che il selvatico sta fuggendo verso le poste, e in tal caso è più facile che venga ucciso, o verso “braccali” che hanno il compito di spaventare l’animale con rumori assordanti in modo da respingerlo verso le “poste”.
Certe volte i cinghiali più vecchi sono talmente astuti che anziché andare verso le poste, ove è silenzio, si avventano contro e rompono l’accerchiamento dei cani, dei canai e dei braccali, forse quasi come se sapessero che dalla parte opposta li aspetta una brutta fine. Se un cacciatore delle “poste” lo “padella” , l’animale esce dall’ accerchiamento e i cani, in rapida corsa, lo inseguono e, quindi, i battitori rimangono in silenzio in attesa che i cani riescano a ricondurre il cinghiale dentro la battuta, o stanchi, ne abbandonino l’inseguimento. Di conseguenza quando un cinghiale viene “padellato” la cacciata perde di mordente e tutti restano fermi ai propri posti in attesa del rientro dei cani. A termine della battuta, il capocaccia suona il corno che è il segnale di fine caccia, oppure in mancanza del corno soffia potentemente ed in modo particolre dentro le canne del fucile sino a ricavarne una specie di suono lungo ed armonioso. Per tradizione il cinghiale viene diviso tra tutti i partecipanti alla battuta in modo che ognuno possa essere contento della giornata di caccia.
Un tempo, la parte piu’ pregiata, il coscio, veniva assegnata a colui che aveva ucciso il cinghiale, la testa ai traccini, o ai canai, il resto era diviso in parti uguali fra i cacciatori. I testicoli sono sempre stati un boccone prelibato e venivano presi da colui che arrivava per primo sulla preda, normalmente l’uccisore.