Il foraggiamento del fagiano
Dott. Uggetti Giorgio – Presidente della Sezione Comunale di Meleti (LO)
L’evoluzione ambientale avvenuta negli ultimi decenni che si è verificata a causa dei cambiamenti dell’agricoltura, l’industrializzazione, delle vie di comunicazione, ha modificato le abitudini della fauna presente nelle nostre campagne. Uno dei fattori basilari per la sopravvivenza è senza dubbio l’alimentazione. Durante l’anno le disponibilità alimentari variano in funzione della stagione e quindi dell’evoluzione dello sviluppo della flora, soprattutto di quelle piante appetite. In un tipico agroecosistema di pianura, ciò che viene a mancare l’alimentazione nel periodo autunno-invernale. È risaputo che il periodo invernale è quello nel quale si verifica il maggior numero di casi di mortalità a carico degli animali selvatici.
La coltivazione comporta operazioni quali l’aratura o rottura delle stoppie dei cereali ad esempio per poter iniziare un nuovo ciclo produttivo con nuove semine e specie quali ad esempio il fagiano possono alimentarsi adeguatamente fino ad una certa epoca. La carenza di cibo comporta degli spostamenti obbligati e ad una variazione della dieta che però non sempre può sopportare tutti i fabbisogni dell’animale. Le carenze nutritive che, anche qualora non producano esiti letali, possono comunque determinare stati di stress predisponenti l’insorgenza di malattie oppure la depressione del sensorio (minore reattività agli stimoli esterni). Le femmine della specie sono i soggetti che spendono le maggiori energie per poter deporre, covare, difendere la prole fino all’epoca in cui essa conseguirà la maturità per poter vivere autonomamente. Il periodo dell’incubazione non permette alla femmina di dedicare molto tempo alla ricerca del cibo: molto del suo tempo è speso per la costruzione del nido, la deposizione, la cova.
Giungere in questa epoca senza le riserve corporee necessarie comporta la presenza di animali più deboli e non preparati a riprodursi con successo. La deposizione di riserve energetiche quali principalmente il grasso, fa si che l’animale possa attingervi le risorse necessarie per periodi dispendiosi come la riproduzione, quindi giungervi in ottimo stato di forma corporeo è fondamentale. Si stima che il fagiano possa perdere fino all’80% del grasso durante i primi venti giorni di cova. Altro aspetto critico della sopravvivenza del fagiano è quello legato agli stress dovuti alle difficoltà di ambientamento di animali liberati nel periodo primaverile – estivo a scopo di ripopolamento, che provenienti da allevamento trovano sul territorio condizioni nettamente diverse. Considerate le premesse sopracitate, all’attento gestore di territori interessati alla riproduzione della selvaggina, sorge spontaneo chiedersi come si possa aiutare una specie come il fagiano a superare favorevolmente la stagione autunno-invernale o stress da recente immissione. La somministrazione sporadica di alimenti rappresenta un rimedio transitorio da adottarsi soprattutto in presenza di situazioni particolari poiché si tratta di un’operazione in grado di soddisfare le esigenze di un certo numero di animali e per ridotti periodi di tempo.
Al sopraggiungere della cattiva stagione può quindi risultare utile la sistemazione di alimentatori artificiali. L’alimento somministrato è solo una parte della dieta dell’animale, il quale si alimenta anche con ciò che può offrire il terreno circostante. I mesi di gennaio e febbraio sono il periodo in cui i maschi di fagiano cominciano a diventare territoriali e a formarsi l’harem di femmine. La presenza di vegetazione idonea nei pressi degli alimentatori, favorisce la permanenza degli animali per il periodo riproduttivo. Gli esemplari che sono abituati ai punti di alimentazione artificiale, rimangono nei paraggi anche quando la somministrazione viene sospesa per due settimane. Durante il periodo primaverile e prima dell’inizio della riproduzione, la presenza una rete di distribuzione ben distribuita nelle aree in cui i maschi formano i loro territori riproduttivi e dove quindi hanno un harem di femmine, è fondamentale per i buoni esiti del foraggiamento.
Il territorio di un fagiano riproduttore ha una superficie di tre – quattro ettari e ogni harem dovrebbe avere una mangiatoia. Indicativamente è corretto installare un alimentatore ogni 10–15 ani-mali. Il foraggiamento è una pratica utile anche nel periodo estivo, per favorire l’ambientamento e la sopravvivenza di giovani soggetti (60-90 gg d’età) provenienti da allevamento ed immessi sul territorio. Essa può supportare anche l’installazione di voliere di preambientamento nei pressi delle quali i soggetti si possono alimentare ed abbeverare per poi gradualmente spostarsi ed integrare al cibo artificiale quello presente naturalmente sul territorio.
GLI ALIMENTATORI La costruzione dei distributori dell’alimento può avvenire anche utilizzando materiali e oggetti di scarto: ad esempio contenitori cilindrici con capacità di 20-25 litri. Questi contenitori devono essere forati con quattro fessure ad un’altezza di 1-1,5 cm dalla base. Ogni fessura deve essere alta 6-8 cm e larga 0,5 cm affinchè le granaglie contenute possano fuoriuscire ogni volta l’animale effettui le beccate. Il cilindro va posizionato rialzato dal terreno, quindi appoggiato o sostenuto opportunamente. Nei primi giorni successivi al suo posizionamento,
- utile spargere lo stesso cibo attorno alla mangiatoia artificiale, per invogliare gli animali a cibarsi. Un coperchio sufficientemente ampio preserva dalla pioggia l’alimento. Questo tipo di distributore è valido sia per fagiani che per pernici e starne.
Un altro tipo di alimentatore può essere costituito da una tramoggia a “V” sul cui fondo è presente una griglia a rete (con maglie in funzione dell’alimento che si utilizzerà). L’altezza da terra deve essere di circa 45 cm. Con questo tipo di mangiatoia il cibo è più protetto dalla pioggia ed inoltre è poco accessi-bile dagli altri animali. La presenza costante di alimenti sicuramente è fonte attrattiva per altri animali selvatici (corvidi, passeriformi, ecc). La tipologia del distributore del cibo è sicuramente un fattore che può più o meno dissuadere questi animali ad utilizzarlo, cosi come la tipologia dell’alimento. Se i passeriformi non costituiscono un grande disturbo, non altrettanto si può dire per i corvidi che sono invece specie nemiche dei galliformi di interesse venatorio in quanto loro predatori durante le prime fasi di vita, quindi far competere questi per il cibo durante l’inverno una pratica da evitare. Nel caso invece in cui l’area abbia la presenza di cinghiali, occorre utilizzare altri tipologie di mangiatoia per evitare danni alla stessa e che consumino l’alimento contenuto.
In questi casi conviene adottare la mangiatoia pensile cioè una mangiatoia simile a un setaccio. Le dimensioni sono di circa un metro di lunghezza e 50 cm di larghezza, realizzata con semplici assi di legno di circa 10 cm di spessore, ai quali è applicata una rete elettrosaldata con maglie di circa 1 millimetro che non consentano la caduta delle granaglie. La rete consente il passaggio della pioggia e favorisce l’allontanamento dell’umidità, quindi la copertura a questa mangiatoia non è indispensabile. Il “setaccio” deve essere fissato a quattro pali di altezza utile per impedire ai cinghiali di raggiungerlo. A questi pali verticali è utile fissare altri quattro pali trasversali sui quali fissare la mangiatoia. Nella mangiatoia bisogna versare le granaglie, per formare uno strato di qualche centimetro. I fagiani per alimentarsi devono salire sulla struttura, nei primi periodi è utile spargere sotto la mangiatoia le granaglie per abitua-re gli animali al punto di foraggiamento.
L’ALIMENTO
Quale alimento utilizzare? Il Fagiano è una specie che si nutre sia di tessuti erbacei, frutti, semi di molte specie di origine coltivata e di origine selvatica, mentre la parte proteica dell’alimentazione ricercata predando artropodi, molluschi, piccoli roditori e rettili. I pulcini invece nei primi giorni di vita necessitano di proteine che ottengono da artropodi, molluschi, larve di insetti, ecc. I tessuti vegetali sono assunti all’età di circa dieci giorni e solo a circa quaranta giorni di vita iniziano a cibarsi dei primi semi. La dieta di un giovane fagiano è identica a quella dell’adulto al raggiungimento di settanta giorni d’età. La razione giornaliera nell’età adulta è di 50-60 g di granaglie o di 100-120 g di vegetazione erbacea. Gli adulti in autunno e inizio inverno si cibano dei semi di piante per poi in inverno, a causa della scarsità di questi semi, passare all’alimentazione di tessuti erbacei. La pratica del foraggiamento invernale con granaglie, da effettuarsi nei periodi di gelo (quando il fabbisogno energetico diventa maggiore) e in caso di innevamento persistente, può sopperire alla scarsità invernale di semi. Il consumo di cibo nelle mangiatoie diminuisce nel periodo primaverile – estivo. La presenza costante di cibo supplementare è comunque una fonte sicura di alimentazione, soprattutto nelle aree interessate da forte presenza della monocoltura. L’animale avrà comunque poi la possibilità di scegliere il cibo presente naturalmente sul territorio o quello artificiale. Soprattutto nel periodo estivo, parallelamente al cibo, bisogna ricordare che molto importante è l’abbeveraggio, il quale è svolto frequentemente dal Fagiano: oltre alla normale assunzione d’acqua tramite i contenuti erbacei ed all’umidità presente su questi, soprattutto nel periodo l’animale ha notevole bisogno di punti di abbeverata a sua disposizione.
Nel periodo estivo ed autunnale, fino a quando la temperatura si mantiene mite, il fagiano predilige i semi di frumento. Il foraggiamento in questo periodo dovrebbe fornire un miscuglio di frumento e mais spezzato.
Con l’arrivo della stagione fredda, il mais è maggiormente gradito. È un cibo calori-co e adipogenetico e quindi è indicato per i periodi più difficili (freddo, neve, ecc). Viene normalmente consumato anche in pannocchia dopo la raccolta da parte delle macchine operatrici.
La preparazione di una miscela con mais al 20% e altre granaglie risulta essere la soluzione più equilibrata. Se la preparazione di una miscela risulta essere difficile o laboriosa o l’acquisto di granaglie eccessivamente dispendioso, sicuramente una valida alternativa è rappresentata dai prodotti di scarto, vale a dire sottoprodotti di lavorazioni a cui vengono sottoposte le granaglie (vagliature, scarti, ecc).
Il fagiano è una specie che da decenni contraddistingue la caccia e spesso ne è l’emblema. Ciò ha comportato una notevole attenzione verso la specie, con numerose immissioni effettuate e l’impiego di risorse economiche del mondo venatorio. Il foraggiamento della selvaggina comporta oneri di impegno ed economici ma si può giudicare nel complesso vantaggioso per aumentare la sopravvivenza e la riproduzione della specie fagiano.
Alcune esperienze di studio in Italia e in Europa, testimoniano che la pratica del foraggiamento ha risvolti positivi sull’incremento della specie fagiano.
Luogo | Risultati nelle aree foraggiate rispetto alle aree senza foraggiamento: |
Inghilterra, AFV | • aumento del numero delle femmine totali |
• aumento del numero di femmine per ogni maschio | |
• un numero quasi doppio di fagianotti per ogni femmina | |
Inghilterra, AFV | • femmine nel periodo pre – riproduttivo con il 50% di riserve di grasso in più |
• a fi ne periodo riproduttivo un numero totale doppio di giovani | |
Italia (Toscana), ZRC | • aumento dei maschi territoriali |
• aumento del numero medio di femmine per ogni maschio | |
• aumento del numero di covate | |
• aumento del numero medio di pulcini per covata | |
• aumento della sopravvivenza delle femmine a fi ne riproduzione | |
Italia (Lombardia, Lodi), | |
ATC terreno libero | • aumento della sopravvivenza di individui dell’età di 60-70 gg immessi sul |
territorio nel periodo estivo tramite piccole voliere di ambientamento |