Riparte da lunedì tra Baone ed Este la caccia ai cinghiali
L’annuncio della Cia (agricoltori) dopo i numerosi danni alle colture provocati dagli ungulati nell’ultimo periodo. Doppiette in azione nella zona sud.
Dopo due mesi di fucili in magazzino, lunedì riparte anche la caccia ai cinghiali nei Colli Euganei. Riparte da un numero, ossia quelle 135 catture che rappresentano uno dei record negativi da quando è stato calato il piano di contenimento e abbattimento degli ungulati. Le restrizioni legate al Covid-19 hanno limitato l’utilizzo dei selecontrollori e le catture dei cinghiali sono avvenute solo grazie ai chiusini, cioè le trappole mobili.
La ripresa della caccia ripartirà dalla zona sud degli Euganei, in particolare dalla Valcalaona, tra Baone ed Este. Lo annuncia la Cia di Padova, una delle associazioni che tutela gli agricoltori padovani, che a sua volta ha avuto la conferma della ripresa da parte di Massimo Campagnolo, presidente del Parco Colli.
«Stando agli ultimi dati, sui Colli ci sono ancora 10.000 cinghiali indisturbati: la loro presenza massiccia è dannosa per raccolti e rese», denunciano da Cia. «I selecontrollori autorizzati si muoveranno in piccoli gruppi, formati da due o tre persone. Gli abbattimenti si terranno nottetempo e in giornate prestabilite. Nel territorio sono stati individuati numerosi punti di prelievo che vengono costantemente aggiornati e implementati in seguito a sopralluoghi e attente valutazioni degli operatori».
Questo per garantire massima sicurezza delle attività di abbattimento. Fuori dall’area del Parco la competenza relativa al contenimento è in capo alla Provincia, attraverso il personale della polizia provinciale (sei, in tutto, gli addetti dedicati). Spiega il presidente della Provincia, Fabio Bui: «Nell’ultimo periodo ci sono stati segnalati dei cinghiali nella zona tra Ospedaletto Euganeo e Este. Il nostro personale ne ha abbattuti una trentina. Continueremo lungo questa direzione, a maggior ragione adesso che è terminata la “fase 1” di emergenza sanitaria».
Sottolinea il presidente di Cia Padova, Roberto Betto: «Questi animali hanno dimostrato di essere particolarmente ghiotti delle piantine di mais in quanto ricche di acqua: le sgranocchiano, vanificando il lavoro degli stessi coltivatori di pianura».
Calca la mano sulla situazione Maurizio Antonini, direttore dell’associazione: «Il fatto che riprenda l’attività dei selecontrollori fa ben sperare. Tuttavia siamo nel pieno dell’emergenza, con danni incalcolabili agli appezzamenti agricoli: in una notte mandano all’aria mesi di sacrifici. Se poi consideriamo che c’è appena stata la riproduzione, solitamente la femmina dà alla luce fra i 6 e i 10 cuccioli, la situazione diventa drammatica».