A Cesene
Era un Dicembre particolarmente rigido, come lo sa essere la bassa Padana, quando il ghiaccio stringe nella sua morsa tutte le cose. Nel solito ritrovo della bottega dell’armaiolo Tonino, era pervenuta un bella notizia: il gran freddo aveva portato con sé un passo abbondante di cesene, specialmente nei frutteti del basso Ferrarese, ricchi di frutta non raccolta per via del basso prezzo di realizzo. Si diceva fossero a migliaia le cesene che avevano trovato nei frutteti un’ottima pastura.
Con Adriano, soprannominato al ”Mazzet”, per via del suo lavoro di muratore, decidiamo di partire la mattina seguente. Era ancora buio quando partimmo con la solita vecchia Jeep. Una leggera nebbia ci accompagnò per tutto il viaggio, costringendoci ogni tanto a fermarci per togliere il ghiaccio che si formava sul parabrezza. Allora le vecchie Jeep non avevano il riscaldamento per l’abitacolo, in quanto non avevano neppure le porte. La nebbia si era ghiacciata anche sulle nostre sopraciglie. Finalmente arriviamo sul luogo di caccia. Intirizziti scendiamo e cerchiamo di sgranchirci le gambe che avevano preso la piega dei sedili. Il freddo ci passa subito, perché le cesene erano lì in pastura, e non sembravano per nulla infastidite dalla nostra presenza. Adriano toglie frettolosamente dal fodero il suo sovrapposto, infila due cartucce e chiude l’arma non accorgendosi, per il gran freddo, di avere le dita con i guanti sui grilletti, appena chiude il fucile partono due colpi simultanei. Le fucilate arrivano proprio in direzione di un contadino che sta lavorando con un trattore dalla parte opposta di un provvidenziale canale. Vediamo saltare giù dal trattore il contadino, che con fare minaccioso si avvicina correndo verso di noi, per fortuna il canale è largo e profondo, e ci fa da scudo per gli improperi che ci riversa, minacciando di denunciarci per tentato omicidio. Di corsa torniamo alla Jeep e filiamo verso casa, con le cesene che quasi schernendoci, ci inviano il loro allegro ”CIAC..CIAC”.