Firenze Animalari contro la Regione
Le associazioni contestano l’ordinanza che consente alle guardie venatorie di abbattere la fauna pericolosa. L’assessore Remaschi: norma a tutela dell’agricoltura di Edoardo Semmola
La polemica gira tutto intorno al nome: «guardie venatorie volontarie» o «cacciatori»? Sono due cose diverse o sono sempre gli stessi? Se da una parte le associazioni animaliste accusano il governo regionale di operare «a favore della casta dei cacciatori», usando proprio il termine «casta», e non in senso ironico. Dall’altra l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi si trova a rispondere stupito che al contrario sono proprio i cacciatori i più «incavolati come bestie» per la situazione di inoperosità a cui il coronavirus li ha costretti. L’ultima contrapposizione al tempo dell’emergenza Covid-19 riguarda la salvaguardia dell’agricoltura dall’avanzata della fauna selvatica che in questi periodi di minore presenza umana sul territorio, sta recuperando terreno (in tutti i sensi). In fondo, se sono stati avvistati i cinghiali alle porte di Careggi e un lupo nel centro di Sesto, chissà i nostri boschi quante storie di vita animale nuovamente arrembante avrebbero da raccontare.La presidenza della Regione ha emesso un’ordinanza il 14 aprile, la numero 36, contenente misure su agricoltura, fauna selvatica e forestazione, nella quale si fa riferimento ai pericoli che l’agricoltura sta correndo per i danni arrecati dagli animali selvatici. Chiedendo alla polizia provinciale di vigilare insieme alle guardie venatorie ed eventualmente di abbattere gli esemplari pericolosi. Fumo negli occhi per realtà come Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf Italia che uniscono gli sforzi per attaccare: «Mentre i cittadini sono chiamati al rigoroso rispetto delle ordinanze legate al Covid 19, la Regione Toscana regala alle guardie venatorie volontarie in possesso di licenza di caccia e quindi ai cacciatori, il privilegio di poter circolare liberamente sul territorio previa “autorizzazione” della polizia provinciale per abbattere fauna selvatica considerata dannosa». A loro parere si tratta di un’ordinanza «a favore della casta dei cacciatori e in violazione dei decreti del governo che hanno già escluso ogni attività connessa alla caccia e in cui ricade, per legge la 157 del 1992, anche il controllo faunistico». Fanno notare, gli ambientalisti, che questo è il periodo di riproduzione di caprioli, cinghiali, volpi, piccioni, minilepre e storni. Motivo in più per tutelarli e non per cacciarli. «Nell’ordinanza — affermano le associazioni — assistiamo al solito elenco di pretestuose e generiche motivazioni, dalla sicurezza stradale, in un periodo dove non circola quasi nessuno, alla tutela delle produzioni agricole. Peccato che non citi il ricorso ad alcun sistema di prevenzione rispetto agli abbattimenti». L’assessore Remaschi glissa sul termine «casta dei cacciatori» perché, dice, «è il linguaggio tipico degli anti-caccia» e non c’è di che meravigliarsi. Ma sul contenuto della protesta sì, ha di che controbattere: «Noi favoriamo i cacciatori? Ma se sono proprio i cacciatori i primi a essere arrabbiati perché in caso di necessità saranno altri a sparare». Quella in esame, spiega, «è una seria delibera per il controllo dei danni che la fauna selvatica potrebbe fare, anzi che fa all’agricoltura». Da parte loro si limitano ad «aspettare le segnalazioni» che poi trasmetteranno alla polizia provinciale che a sua volta potrà decidere se «intervenire in prima persona o tramite i volontari delle guardie venatorie». La cosa più importante, ribadisce l’assessore, è che «vanno salvaguardate le produzioni agricole».