Se la caccia è davvero un problema, lo si dimostri con numeri e dati, non con insinuazioni e attacchi preconfezionati.

Articolo – “Un ennesimo, gravissimo attacco alla scienza, questa volta a firma della Lega, per favorire la lobby venatoria. L’ISPRA, un istituto scientifico super partes, è da tempo considerato scomodo perché ‘colpevole’ di fornire pareri sui calendari venatori non graditi a cacciatori e armieri, che vorrebbero sparare a qualsiasi cosa si muova senza vincoli e senza criteri scientifici validi e riconosciuti”.

Questo il tenore del nuovo comunicato diffuso dal WWF e da altre associazioni ambientaliste, in reazione alla proposta di legge presentata da Francesco Bruzzone, volta a ridefinire il ruolo dell’ISPRA nella gestione della caccia.

Come ormai consuetudine, il fronte animalista – WWF, Legambiente, LIPU, ENPA e LAV – non entra nel merito della questione, preferendo la solita strategia denigratoria nei confronti della caccia e dei cacciatori. Eppure, fuori dai confini italiani, l’ambientalismo, quello vero, riconosce il ruolo della caccia nella gestione della fauna, come dimostrano le recenti proteste in Francia per i bassi abbattimenti di cervi in Alsazia.

In Italia, invece, si è scelta la via della delegittimazione continua, trasformando un dibattito pubblico in una guerra di slogan. Questa impostazione impedisce un confronto serio su temi di rilevanza nazionale, come la gestione della fauna selvatica.

Nessuno, ad esempio, ha mai risposto alla domanda – posta più volte anche su questa testata – sulle evidenti discrepanze tra i periodi migratori individuati dall’ISPRA e quelli adottati dai Paesi vicini. Se l’ISPRA è davvero un organo scientifico super partes, perché in Francia, Spagna e altri Stati i dati sulle migrazioni differiscono così tanto dai suoi?

Invece di affrontare il dibattito con argomentazioni concrete, si ricorre a una comunicazione manipolativa che trova sempre facile spazio nella stampa generalista. La strategia è semplice: attribuire alla controparte comportamenti negativi, spesso infondati, per screditarne la posizione senza dover entrare nel merito delle questioni.

Se la caccia è davvero un problema, lo si dimostri con numeri e dati, non con insinuazioni e attacchi preconfezionati.

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