Vittime a caccia: realtà contro distorsioni

cacciatore-696x464 Vittime a caccia: realtà contro distorsioni

Articolo – Parliamo di numeri. Ultimamente alla categoria dei cacciatori vengono mosse, tra la miriade di accuse, una in particolare, che tra parentesi va per la maggiore e che ricorre spesso anche in trasmissioni che riguardano la nostra attività, come recentemente è accaduto nella rubrica Mi manda Rai 3 sui cervi abruzzesi. Ci riferiamo al numero di morti da attribuire alla caccia. Tali numeri, spesso palesemente mistificati ma enfatizzati per impressionare chi legge, non vengono mai contestati: in primis dalle associazioni venatorie, che tra parentesi dovrebbero finalmente cominciare, seppur molto in ritardo, a formare una categoria di persone preparate, informate e soprattutto “toste” dal punto di vista della comunicazione, da mandare nelle trasmissioni.

Ebbene, i morti dovuti a incidenti durante l’attività venatoria sono in nettissimo calo, ogni anno che passa. Segno che la formazione alla sicurezza da parte dei cacciatori ha attecchito. Il 2022 ha riconfermato questo trend in calo: al netto dei deceduti per malori, cadute o altre cause non riferibili alla caccia, i morti sono scesi da 18 nel 2017 a 15 nel 2019, a 13 nel 2021 e 11 nel 2022. Anche i feriti sono calati da 63 nel 2017 a 60 nel 2019, 54 nel 2021 e a 53 nel 2022. Da sottolineare che nessun decesso si è verificato fra i non cacciatori, smentendo il teorema secondo il quale noi rappresenteremmo un letale pericolo per la comunità.

Parlando in termini assoluti, è il caso magari di fare qualche parallelismo con altre attività: in montagna arriviamo, tra alpinismo e sport invernali, a 41 morti e 67 feriti all’anno (dati Università di Urbino). Vietiamo la montagna e lo scì? Andiamo più in profondità: 400 morti circa l’anno per annegamento. Vietiamo il mare? Sul lavoro perdiamo circa 1.200 persone l’anno. Vietiamo il lavoro? Quasi 3.000 morti per incidenti d’auto. Non contiamo i feriti e disabili. Vietiamo le auto? La droga ne uccide 296 l’anno. Questa almeno vietata lo è, salvo il fatto che è in atto da anni una campagna per liberalizzarla in parte. E per concludere, “solo” 17.000 morti per alcolismo (dato del 2020), cifra semplicemente allucinante che nessuno propone e che sembra quella di un fronte di guerra. Numeri che, tra l’altro, sono in costante aumento ogni anno, al contrario di quelli per l’attività venatoria.

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