‘Umbria Selvatica’, imprese in rete per favorire la corretta gestione delle carni di selvaggina

Obiettivo dichiarato quello di trasformare un problema, la crescita numerica delle popolazioni di ungulati selvatici, in risorsa e volano di sviluppo

Articolo – Si chiama “Umbria Selvatica”, è la rete costituita inizialmente da 18 imprese tra aziende agricole, di trasformazione e dedite alla ristorazione che coprono l’intero territorio regionale umbro, nata per favorire la corretta gestione delle carni di selvaggina, dalla raccolta delle carcasse sul territorio, alla loro lavorazione fino alla trasformazione e distribuzione tramite una filiera certificata e garantita che possa finalmente trasformare un problema, come quello della sovrabbondanza di ungulati, in una risorsa e in un volano di sviluppo per imprese e territorio.

“Stiamo assistendo – dichiarano i soci fondatori – ad una crescita numerica delle popolazioni di ungulati selvatici, favorita da mutamenti ambientali e sociali, che mostra sempre più spesso il suo lato negativo fatto di danni all’agricoltura, di elevato rischio di incidentalità stradale e di una presenza in ambiente urbano sempre più frequente. Determinando così un incremento delle interazioni tra uomo e animale, che oltre alla generazione di problematiche sociali causano anche ricadute sulla salute pubblica. L’Umbria ha grandi margini di crescita in questo ambito – proseguono i soci fondatori – e la carne di selvaggina è apprezzata da una platea di consumatori, anche grazie alle sue caratteristiche peculiari: è una carne estremamente interessante dal punto di vista nutrizionale, con elevato indice proteico e un basso tenore di grasso, è una carne sostenibile in quanto naturalmente ‘autoprodotta’ in natura senza l’uso di antibiotici e farmaci ed è una carne etica, poiché l’animale abbattuto non è sottoposto a costrizioni e sofferenze causate dall’allevamento intensivo”.

È una carne, come anche suggerito da una recente indagine demoscopica a livello nazionale, ricordano inoltre dalla neonata rete, “pienamente in grado di soddisfare le esigenze di un consumatore moderno, sempre più attento oltre che all’aspetto qualitativo, anche a quello di sostenibilità ambientale”. L’idea che sta alla base della nascita della rete, pertanto, è quella di rovesciare radicalmente la prospettiva: una stretta cooperazione tra aziende dedite alle diverse fasi della filiera “per garantire al consumatore finale una carne salubre e rispondente alle rigide normative sulla sicurezza alimentare, cosa che fino ad oggi ha rappresentato certamente un punto debole nell’utilizzo di questa preziosa risorsa rinnovabile”.

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