Il programma “Indovina chi viene a cena” torna ad attaccare i cacciatori

La trasmissione in onda su Rai Tre è ben nota al mondo venatorio per le sue prese di posizione

Articolo di Simone Ricci

L’ennesima trasmissione ideologica

La serafica giornalista Sabrina Giannini ha colpito ancora. E lo ha fatto con il solito cinismo e la solita prosopopea che caratterizzano il suo “lavoro” ideologico al servizio dell’animalismo e del veganesimo più oltranzisti e intransigenti, sponsorizzati con passione dalla solita RAI3. L’ultima puntata del suo “Indovina chi viene a cena” è cominciata con il falso titolo della cosiddetta “carne sintetica” ma è stato solo uno specchietto per le allodole, cioè per i telespettatori. Infatti, dopo pochi minuti durante i quali si è affannata a cercare di dimostrare che la carne da laboratorio non solo è una cosa buona e giusta ma anche indispensabile, che le organizzazioni degli agricoltori hanno raccolto oltre 500.000 firme di cittadini sulla base di una montagna di bugie e che il ministro Lollobrigida si è semplicemente prestato al loro “giochetto”, è passata ben presto agli altri due argomenti che preferisce: gli allevamenti intensivi in gabbia e i cacciatori, soprattutto quelli italiani. Per quanto riguarda la carne in provetta, la conduttrice si è affannata a dimostrare che la produzione di carne, oltre a causare sofferenza e morte di animali (è così da milioni di anni!) rappresenta la causa maggiore del consumo di acqua.

Allevamenti intensivi

Peccato, però, che abbia “dimenticato” di raccontare che esistono ben tre tipi di acque: quella blu (prelevata dalla falda o dai corpi idrici superficiali); quella verde (piovana e/o traspirata dal terreno durante la crescita delle colture) e l’acqua grigia (necessaria per diluire e depurare gli scarichi idrici di produzione). Ebbene, siccome è proprio l’acqua verde, che rappresenta più dell’80% dell’impronta idrica totale maggiormente utilizzata nella produzione della carne, latte e uova, ne deriva che il suo uso contribuisce in misura minima al fenomeno di una paventata carenza idrica. Poi è stata la volta degli allevamenti intensivi e in gabbia con immagini davvero scioccanti di coniglietti d’affezione, e in questo caso, non potendo “ignorare” che la UE e l’Italia hanno posto un limite fissato al 2027 per l’allevamento in gabbie, ha ironizzato sulla tempistica troppo lunga e sul fatto che la lobby degli allevatori sta premendo per ottenere ulteriori slittamenti. Infine – ma era prevedibilissimo e inevitabile – la signora Giannini è passata nel campo di battaglia che preferisce, quello contro la caccia e stavolta ha utilizzato, come sempre in maniera strumentale e incompleta, il problema del saturnismo che è oggetto di studi approfonditi in ogni nazione civile e per il quale anche nel nostro Paese sono state adottate severe misure.

Il comportamento dei cacciatori

Il fatto, però, è che tutto questo non le basta perché, a suo parere, i cacciatori, pur non utilizzando più il piombo nelle zone umide, continuano a farlo in campagna e nei boschi avvelenando le carni dei selvatici che poi vengono consumate non solo dagli altri animali ma dall’uomo stesso. Per la sua personalissima offensiva la signora Giannini usa tutte le armi possibili e immaginabili, comprese le “bombe a grappolo” dei dati fasulli sulle vittime della caccia, arrivando quasi a raddoppiare il numero dei morti negli ultimi sedici anni; una tecnica usatissima da alcune associazioni anticaccia per suscitare sdegno e allarmismo nella pubblica opinione e nella classe politica. Da sempre affermo che ciascuno può avere le sue legittime opinioni in merito alla caccia ma che è profondamente scorretto per un giornalista pagato da tutti noi, servirsi della benevola “connivenza” di una emittente pubblica per propagandare le sue opinabilissime convinzioni filosofiche e morali. Per fortuna – non solo nostra ma di tutti i telespettatori – sembra che finalmente questo malcostume ideologico stia per finire con un radicale cambiamento nella gestione e programmazione di RAI3.

Appello alle istituzioni

Mi auguro che questa lettera aperta venga presa nella giusta considerazione da parte del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, dei Presidenti di Camera e Senato, del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, e del presidente dell’AGCOM, affinché stigmatizzino formalmente e con la dovuta severità questo abuso che ormai si sta protraendo da troppo tempo, offendendo centinaia di migliaia di onesti cittadini (Paolo Sparvoli, presidente dell’Associazione Nazionale Libera Caccia).

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