Svizzera: Caccia speciale estiva per ridurre i cinghiali
Nonostante gli sforzi per arginare il fenomeno, il numero di questi mammiferi selvatici è in continua crescita – In 4 anni i danni arrecati sono passati da meno di 200’000 franchi a quasi 340’000
Articolo – Il numero di cinghiali sul territorio è sempre in crescita. L’allarme è ormai consolidato, tanto che per il Dipartimento ticinese del territorio la caccia speciale estiva è una delle ultime occasioni per cercare di ridurne il numero.
I numeri mostrano un trend che si sta dimostrando inarrestabile, nonostante gli sforzi messi in campo per arginare il fenomeno. Dal 2018 al 2022 i danni causati dai cinghiali sono passati da meno di 200’000 franchi a quasi 340’000, con un aumento che supera il 70%. Eppure nello stesso periodo anche il numero di catture è aumentato in ugual misura, da circa 1’600 si è arrivati alle oltre 2’600 del 2021.
L’ufficio caccia e pesca del Canton Ticino ha quindi deciso di giocarsi l’ultima carta. “Per il periodo della caccia di luglio (postazione fissa in bosco) le iscrizioni si sono concluse il mese scorso. Abbiamo ricevuto 800 adesioni. Nei giorni scorsi, invece, si è aperta l’iscrizione alla caccia di giugno, che è una caccia libera, nei distretti dove è aperta la caccia al cinghiale; i cacciatori che hanno partecipato alla stagione venatoria 2022 per la caccia invernale al cinghiale possono semplicemente annunciarsi per praticarla. Questa iscrizione termina a metà del mese di aprile”, spiega il Capoufficio Tiziano Putelli.
Si spera così di riuscire ad aumentare la pressione sui cinghiali, che sono sempre più presenti e problematici anche nei centri abitati. Si tratta però di una sorta di ultima speranza. “Sì, perché anche quello che è emerso dall’incontro con la Regione Insubrica, o meglio con la Prefettura di Varese qualche mese fa e quello che percepiamo noi è comunque un certo incremento della popolazione oltre un limite che non è più sopportabile, soprattutto per la questione dei danni alle colture agricole e anche al bosco. E oggi è diventata anche una misura preventiva contro il possibile arrivo della peste suina africana”.
Anche il vice presidente della Federazione cacciatori ticinesi e responsabile dell’area formazione, Davide Corti, conferma che – con questa novità – dal punto di vista della libertà di caccia, più di così non si può fare. “Noi non possiamo chiedere di più al nostro territorio, perché è anche popolato da altri animali. Quindi io non posso cacciare in dicembre, gennaio o in novembre il cinghiale in battuta oltre la pressione che sto già facendo, perché andrebbe ad impattare anche su altre specie di ungulati. Durane la caccia alta, quindi nelle due-tre settimane in settembre, c’è la possibilità di cacciare il cinghiale sia in battuta sia da postazione fissa. E adesso abbiamo introdotto questa caccia in estate”.
Per quanto riguarda i danni, Davide Corti si occupa anche della protezione dei campi. Al di là delle cifre com’è stata l’evoluzione negli ultimi anni? “Si può dire che negli ultimi anni c’è stato un cambiamento abbastanza importante per quanto riguarda il periodo in cui si constatano o si constatavano i danni. Se fino a qualche anno fa il danno maggiore era sulle colture di campi, rispettivamente di prati, durante i mesi di giugno luglio e poco in agosto. Adesso si comincia, a fronte di questi cambiamenti climatici abbastanza importanti, a constatare danni al mese di gennaio/febbraio per poi averli ancora al mese di settembre/ottobre, malgrado la caccia”.
Il cacciatore è però fiducioso che la nuova caccia estiva, dove sarà addirittura permessa la camera termica da osservazione e la pasturazione in bosco, permetterà di raggiungere ottimi risultati.