Lupo, Buono o Cattivo? “Il lupo ha abbattuto il timore reverenziale nei nostri confronti”

Sentiamo “l’aria che tira” dalla parte del mondo venatorio. Valerio Paolini è cacciatore per tradizioni di famiglia, pratica su selvaggina stanziale, è “canaio” (ovvero conduce i cani addestrati allo scovo dei cinghiali) nella squadra di Castel del Rio ed è un capozona nella selezione del capriolo.

La presenza del lupo

Sei cresciuto in una famiglia di cacciatori, ai confini tra Romagna e Toscana, hai percorso ogni scorcio di questi luoghi e conosci i loro abitanti, umani e selvatici. Li hai visti cambiare? Ritieni che la presenza del lupo abbia avuto un ruolo in questo cambiamento?
I primi segnali di presenza del lupo nella zona di Castel del Rio, risalgono a circa venticinque anni fa. Il lupo inizialmente era molto elusivo e non percepibile, poi con il passare degli anni sono cominciati gli incontri diretti, che sono diventati via via sempre più frequenti e recentemente anche a ridosso di luoghi abitati. L’incontro con il lupo è sempre emozionante, per il fatto che è un incontro che si ripete dall’alba dei tempi, in cui da una parte si trova un super predatore e dall’altra parte ci siamo noi umani, che siamo prede potenziali. Questo particolare talvolta banalizzato ha senza dubbio condizionato la vita delle persone che abitano nei luoghi occupati dai lupi, è causa di pensieri frequenti e l’ansia di incontrare un lupo causa disagio e rende gli stessi luoghi molto meno ospitali. Dopo l’arrivo del lupo la sensazione di tranquillità è di fatto mediamente diminuita.

Con lo spopolamento della montagna negli anni ‘60 e ‘70, cinghiali e caprioli hanno trovato un ambiente ideale per insediarsi. L’arrivo del lupo, il loro predatore naturale, era prevedibile, anzi, inevitabile. Gli esperti sostengono che la “densità” dei lupi si autoregola in base alle risorse alimentari in quanto ogni famiglia delimita il proprio territorio e lo difende da altri lupi, poi i giovani lupi, una vola cresciuti, vengono spinti a “emigrare” alla ricerca di nuove zone. Queste asserzioni ti convincono?
Il fatto che la comparsa del lupo sia del tutto spontanea non mi convince troppo, è noto che in passato lo stato ha dato in affido degli esemplari di lupo a volontari che avevano il compito di mantenerli in salute. Nel sito del comando della guardia forestale già da diversi anni compaiono articoli che testimoniano il sequestro di allevamenti abusivi di ibridi con documenti e microchip contraffatti, certamente destinati ad un mercato clandestino e l’ipotesi che qualche acquirente non all’altezza della situazione si sia liberato di questi animali abbandonandoli è del tutto probabile. Sta di fatto che inizialmente abbiamo visto lupi letteralmente di tutti i colori, poi probabilmente la genetica ha avuto la meglio riconsegnandogli dopo alcune generazioni i connotati naturali.
In quanto alla dinamica delle popolazioni e alle loro abitudini ho notato che quando il territorio era completamente libero e disponibile i primi lupi erano solitari e nomadi tanto da non farsi quasi notare, poi si sono formati gruppi abbastanza numerosi anch’essi nomadi. Da quel momento sono cominciati gli attacchi agli allevamenti ma nella selvaggina l’impatto era ancora basso.
La situazione è cambiata con l’avvento delle prime popolazioni stabili, composte da un numero di capi inferiore. I branchi stabili esistono in questa zona circa da una decina di anni e occupano una porzione di territorio ben definita nella quale l’ottimizzazione della dispensa alimentare, giocando come unico fattore sulla sopravvivenza, gli impone un controllo naturale delle nascite. Il comportamento territoriale del predatore provoca alla selvaggina un costante stato di allarme e di perenne fuga. A farne le spese sono soprattutto i cinghiali che cercando protezione formano gruppi molto numerosi mai visti prima. Ho notato come l’esplosione del lupo avuta negli ultimi anni nelle zone di pianura ricalchi le stesse condizioni di territorio vergine viste qui 15 anni fa con branchi numerosi testimoni di un’abbondante dispensa alimentare.

Il lupo e l’uomo

Il lupo è un opportunista, ovvero massimo risultato con il minimo sforzo, quindi pur di mangiare va bene tutto. Infatti la prima regola per tenere i lupi lontani dalle abitazioni è evitare di fargli trovare cibo, eppure ci sono abitudini difficili da scalzare, sia nelle zone urbanizzate e per le strade (i rifiuti organici lasciati fuori dai contenitori) sia in campagna (scarti di allevamento, stalla e macellazione). Sei convinto che su questi temi ci sia del lavoro da fare?
Il lupo è nato cacciatore. Bisogna tenere presente che qualsiasi cosa abbia mangiato l’ha uccisa. L’opportunità di cibarsi di rifiuti a mio avviso non andrà mai ad influenzare le sue predisposizioni naturali. È comunque fondamentale il rispetto delle normative inerenti la gestione dei rifiuti non solo riguardo al lupo ma riguardo soprattutto al cinghiale che essendo onnivoro e saprofago sui rifiuti organici arriva sempre per primo.

Durante le “braccate” al cinghiale le vallate vengono minuziosamente setacciate con mute di cani. Puoi ben capire che per una famiglia di lupi “accasati” non ci può essere situazione peggiore. Nonostante ciò, anche in queste situazioni, i lupi non hanno mai dato segnali di aggressività verso le persone, giusto?
E’ noto che il branco stabile sopravvive tutto l’anno in un territorio che rappresenta allo stesso tempo sia la sua casa che la sua dispensa alimentare e capisco che la presenza di una braccata può essere vista come un’invasione in cui la presenza dei cani da caccia, ai suoi occhi, ne sono la conferma. Nonostante ciò di aggressioni a cacciatori, intendo qui, non ne ho ancora sentito parlare anche se ultimamente il lupo ha abbattuto il suo timore reverenziale nei nostri confronti e sta accorciando di molto la distanza di sicurezza che si è ridotta a pochi metri fino, tanto da costringere la persona incontrata ad indietreggiare. L’unica vera situazione rischiosa, secondo testimonianze raccolte, consiste nell’imbattersi in uno o più lupi mentre sono sulla preda. Ecco questa è una situazione da evitare davvero, tanto più se disarmati.

I lupi e i cani

Tutt’altra cosa sono i rapporti tra lupi e cani. Quando questi ultimi entrano nel territorio dei lupi sono considerati degli intrusi e perciò vengono scacciati, talvolta addirittura predati. Ci sono evidenze che anche cani da caccia siano stati uccisi da lupi, ma diciamo la verità, è come andare a rubare a casa di qualcuno e pretendere che non reagisca, non pensi?
L’essere umano, per natura o per esigenza, si è evoluto anche nella caccia e grazie a questa attività i nostri antenati hanno iniziato ad utilizzare lupi addomesticati inventandosi quello che oggi chiamiamo cane. Come noto oggi il lupo attacca i cani. Vivere l’esperienza dell’uccisione del proprio cane è allo stesso tempo un dispiacere e una delusione enorme.
Oggi lo scenario che ci compare nelle azioni di caccia è quello di essere a casa di qualcuno, e dobbiamo prenderlo come dato di fatto perché, seppure con fatica, sappiamo benissimo che sarebbe retorica discutere su chi ha più diritti.
Io amo parlare di convivenza e mi sto impegnando ad addestrare i cani da caccia a non allontanarsi dalle braccate affinché siano esposti a minore rischio di essere vittima di una predazione da parte del lupo. Sono comunque consapevole che seppure rimanendo all’interno della braccata il rischio della predazione non è del tutto scongiurato. Sembra che i lupi nella loro impresa di colonizzazione o forse meglio di invasione, vogliano crearsi le condizioni più favorevoli per dominare, ripulendo il territorio dai competitori che sono rappresentati, sostanzialmente, dai cani.
Talvolta i cani non sono nemmeno mangiati, vengono solamente uccisi, dilaniati e abbandonati sul posto. Io ritengo che siamo tutti figli della stessa terra e che sia compito di noi esseri intelligenti trovare uno spazio anche per i più deboli. Lo sappiamo già fare con le riserve naturali, i parchi e le oasi. Vorrei sapere se qualcuno ha mai pensato di realizzare un parco anche per gli esseri umani che non sia solo circondato da palazzi e nemmeno da branchi di lupi.

Poi c’è la questione dei cani vaganti. Talvolta sono cani da caccia che hanno perso l’orientamento nel corso delle braccate, a volte sono cani da compagnia abbandonati oppure che si allontanano dalle case di campagna, infine cani slegati che si perdono durante le escursioni, rincorrendo animali selvatici. Questi cani possono finire in un’area “sensibile” dei lupi con le relative conseguenze. Quando poi i cani vaganti diventano affamati, attaccano gli animali domestici e questi danni, spesso e volentieri, vengono attribuiti ai lupi. Hai evidenza di queste situazioni?
Non vedo possibile che un cane da caccia si possa trasformare in cane vagante per il motivo che grazie all’utilizzo dei collari satellitari, i conduttori hanno la possibilità di verificare costantemente la posizione del proprio cane. L’eventuale smarrimento di un cane sarebbe più che altro da imputare a un malfunzionamento dell’apparecchio satellitare e in tutti i casi qualsiasi cane smarrito tenderebbe ad avvicinarsi agli abitati in cerca di aiuto. Nel territorio che sono abituato a frequentare, non ricordo notizie di attacchi al bestiame causato da cani vaganti.
Tutti i cani che ho incontrato avevano padrone e di incontri con cani inselvatichiti personalmente non ne ho mai sentito parlare.

Non credi che sarebbe il caso di introdurre misure di responsabilizzazione e maggiori controlli per una corretta gestione dei cani? Non pensi che il mondo venatorio, che ha grande affiatamento con i cani e conosce accuratamente il territorio, potrebbe essere un soggetto proattivo nel contenimento dei cani vaganti?
Personalmente consiglio a tutti coloro che amano passeggiare con il cane slegato di munirlo di un radiocollare satellitare per consentirgli di individuarlo in ogni momento e all’occorrenza di andarlo a recuperare velocemente. Dalle nostre parti il randagismo canino non è mai stato un fenomeno consistente, men che meno con l’arrivo del lupo, per il quale i cani vaganti sono cibo ambulante. Credo piuttosto che spesso gli ibridi siano stati confusi per cani.

Il contrasto del lupo

Hai notizie del fatto che nel nostro territorio ci sia chi mette esche avvelenate o fa altre azioni di bracconaggio per contrastare i lupi? C’è anche chi pensa di consentire l’uso della carabina. Pensi che sopprimere qualche esemplare possa servire ad allontanare i lupi dalle nostre campagne?
Purtroppo capita che si trovino esche avvelenate e per quanto si vogliano colpevolizzare i cacciatori, a nostra discolpa posso testimoniare che è successo diverse volte che proprio i cani da caccia siano finiti vittima dei bocconi avvelenati. Ciò dimostra che questi rimedi brutali non derivano dal mondo venatorio ma da una parte sicuramente più sensibile al fenomeno.
Riguardo al contenimento numerico, prima di parlarne credo che sia opportuno realizzare un quadro di compatibilità della specie lupo nel nostro territorio, tenendo conto delle attività antropiche e delle risorse alimentari naturali, come viene fatto tuttora con altri animali selvatici. Varrebbe la pena verificare se il lupo è ancora a rischio di estinzione oppure lo stanno diventando altri animali predati dal medesimo come ad esempio l’istrice, che non è specie cacciabile ma sta diventando una rarità.
Vale la pena prendere seriamente in considerazione il disagio e la paura delle persone che hanno avuto incontri traumatici, che hanno visto il loro cagnolino sparire nelle fauci di un lupo e che non riescono più a condurre una vita serena nei dintorni della propria abitazione o delle proprie attività.
Sentirsi al sicuro in casa propria solo con reti alte due metri e cani feroci a fare la guardia in giardino, sembra quasi essere uno scenario medioevale, pertanto sono convinto che non sia la giusta direzione da seguire. Ritengo altrettanto che il cagnolino sbranato sotto casa dai lupi affamati che pur essendo appena arrivati fanno i padroni di casa, abbia comunque qualche diritto perché di fronte a madre natura la sua vita non vale meno di quella di un lupo affamato.
Trovo sbagliato minimizzare i danni collaterali causati dalla presenza del lupo, per avvallare l’atmosfera di intoccabilità che lo circonda. E’ invece necessario affrontare l’argomento partendo dalle questioni reali e cercare delle soluzioni concrete.

Il lupo e l’altra selvaggina

I cacciatori di ungulati sono convinti che la selvaggina stia diminuendo per via del lupo. L’obiezione è che il lupo è stabilmente nelle nostre campagne da trent’anni e in questo periodo gli ungulati hanno avuto anche periodi di alta densità, talvolta eccessiva. In tutta questa incertezza, una cosa è sicura: sia i lupi che i cacciatori sanno che “esagerando” non avranno più selvaggina per gli anni a venire. Possibile che non ci sia modo di trovare un equilibrio, magari ripensando i territori o i periodi di caccia e di salvaguardia, in modo da stabilire una sana convivenza?
Il lupo nelle nostre campagne è diventato stabile solo negli ultimi anni attraverso il cambiamento delle abitudini dei branchi, da erratici a territoriali come dimostrato dalla frequenza degli ululati, dalle loro attività di caccia svolte in totale disinvoltura anche nelle ore diurne, dall’avvicinamento ai centri abitati, ai canili e dalla sempre più frequente predazione sui cani da caccia verificatasi ultimamente. La presenza dei branchi stabili ha causato un calo drastico della selvaggina soprattutto nelle aree di rispetto che sono zone protette disposte nel territorio a macchia di leopardo in cui per non alterarne lo sviluppo naturale di tutti gli ecosistemi è vietata la caccia. Queste aree sono state letteralmente saccheggiate e svuotate dai lupi. Inoltre si sta verificando un effetto panico nei cinghiali che ultimamente compiono spostamenti continui avventandosi nei coltivati per colmare la maggiore richiesta di calorie a compensazione dello sforzo.
Mettendo a confronto i dati dei censimenti di capriolo degli ultimi 15 anni, si evince un calo progressivo degli animali che oltrepassa la metà anche se i tassi di prelievo in caccia, visto il fenomeno, sono andati via via diminuendo.
La mia versione è che oltre alla selvaggina stanno calando anche i cacciatori e arriveremo ad una condizione di equilibrio perché la caccia non è una necessità, dobbiamo sapere accontentarci e imparare convivere con la presenza di questo predatore, d’altronde noi siamo esseri intelligenti e come tali dobbiamo essere obiettivi. Ma il problema rimane, al di là delle fauci dentate, il lupo può fare veramente male per il fatto che in esso si è portati a rappresentarvi il simbolo del dominio assoluto, della natura selvaggia, quella natura che non possiede pietà e nemmeno crudeltà, quella che non si giudica mai. È facile per noi esseri umani, fragili sognatori, cadere nella trappola dell’ammirazione irrazionale identificando nel lupo lo strumento di rivincita delle repressioni più recondite. Per questo motivo ritengo che sul tema gli adulti pecchino spesso di lucidità. Trovo più sensato valutare l’argomento ponendosi quesiti semplici come farebbe un bambino terrorizzato dai frequenti fatti che tutti vediamo documentati con foto e video, che chiede al genitore di fare il suo compito, cioè fargli chiarezza su dove si trova esattamente la casa del lupo per sapere come poterne stare lontano.
E intanto che riflettiamo sul fatto che non potrà mai esistere una misura di contenimento, l’unico dettaglio che ancora non mi convince è che questo animale, a cui manca l’ultimo metro, ci stia ancora risparmiando non perché è l’erede di un timore ancestrale nei nostri confronti ma per una sorta di ricompensa data dal fatto che si rende conto di quanto lo stiamo adorando. (l. b.) Articolo

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