Piano Faunistico Venatorio, il Circolo “Gli amici della caccia” sollecita la Regione ad agire

Reggio Calabria, il Circolo “Gli amici della caccia” ritorna sulla tematica del Piano Faunistico Venatorio Regionale sollecitando la Regione ad agire.

Articolo – Il Circolo Amici della caccia, a seguito della chiusura dell’annata venatoria, ritorna “a parlare delle vecchie problematiche che attanagliano il settore in Calabria. Lo spopolamento geografico della Regione e il conseguente calo demografico degli abitanti della Regione Calabria, l’inflazione con il conseguente aumento dei costi presso le armerie e infine le accennate problematiche di fondo mai risolte riguardo la gestione a livello politico del settore venatorio non lasciano presagire tempi positivi per i seguaci di Diana nella prospettiva di un ricambio generazionale concreto per il futuro. Disattese fra l’altro sono state le promesse da parte di coloro che avevano garantito concretezze nell’ottemperare in modo particolare alla realizzazione del Piano faunistico venatorio Regionale a seguito degli aggiornamenti ai piani faunistici venatori provinciali. Risale a maggio 2022 da parte di Federcaccia Calabria l’invio di un documento preliminare messo a punto con la collaborazione tecnica dell’Ufficio Studi e Ricerche FIdC Nazionale, attraverso il quale l’associazione venatoria ha sottoposto agli Uffici regionali una serie di elementi considerati di particolare importanza e che ritiene necessario vengano affrontati in vista della preparazione del Piano Faunistico Venatorio. Nel calcolo della Superfice agro-silvo-pastorale si escludano rigorosamente tutte le aree antropizzate, comprese le strade, computando tutte le superfici per i più diversi motivi a divieto di caccia.

La necessità di considerare nel PFVR la sovra -estensione delle aree protette, come accertato dalla Deliberazione della Commissione Tecnica regionale istituita ad hoc nel 2003 – e già all’epoca determinata nel 31, 57 %! (oggi ulteriormente accresciuta) – nettamente superiore al tetto massimo del 24% fissato dall’art. 5, comma 2, lettera a) della L.R. n. 9/1996; la valorizzazione del positivo ruolo sociale che il cacciatore può svolgere attivamente nella gestione sostenibile della fauna selvatica e degli habitat, nella preservazione della biodiversità, nel contenimento della fauna selvatica problematica e in particolare delle specie aliene, nella prevenzione degli incendi boschivi, nel ruolo attivo di sentinella ambientale per la tutela dell’ambiente naturale; la previsione dell’impiego del mondo venatorio anche nella gestione dei siti della Rete Natura2000, non limitato a quelli ove si esercita l’attività venatoria o si effettuano interventi di controllo; la gestione delle specie ornitiche migratrici oggetto di prelievo venatorio basata su dati scientificamente validi, riferibili alla realtà regionale, anche attraverso la possibilità prevista dalla Guida Interpretativa della Direttiva Uccelli, al paragrafo 2.7.10, per le Regioni di discostarsi dai Key Concepts nazionali nel fissare le date di apertura e chiusura della caccia alle specie di Uccelli cacciabili; una gestione del Cinghiale ispirata ad autentici, adeguati e aggiornati criteri di pianificazione con l’obiettivo principale della gestione sostenibile delle popolazioni e il rispetto delle preminenti esigenze di tutela delle produzioni agricole e zootecniche, anche alla luce delle esigenze di prevenzione della Peste Suina Africana attraverso un apposito Piano regionale; un rivisto modello di gestione delle popolazioni di Lepre europea e delle altre specie di piccola selvaggina stanziale, piani di immissione della fauna selvatica a seconda delle specie e della idoneità del territorio, e soprattutto un piano di interventi per il ripristino e miglioramento degli habitat naturali e per l’incremento della fauna selvatica che abbia come obbiettivo primario le specie oggetto di piani di gestione nazionali e internazionali; misure di orientamento e coordinamento con la pianificazione forestale regionale in sinergia con la Strategia Forestale Nazionale (SFN), la Strategia forestale dell’UE per il 2030 e la Strategia europea per la biodiversità 2030; piani di controllo delle specie problematiche come il Cinghiale, la Volpe, i Corvidi e anche altre specie come lo Storno, la Tortora dal collare, le specie aliene, ecc., per il loro impatto sulle produzioni agricole, sulla fauna, sulla biodiversità e l’incidentalità stradale. Approfondita trattazione, sia degli impatti sia delle misure di prevenzione. Si sottolinea la necessità che il PFVR preveda anche l’indizione periodica di corsi di formazione dei cacciatori coadiutori in ogni provincia, in modo tale da consentire l’efficace e tempestiva attuazione dei piani di controllo; la previsione di Zone di Ripopolamento e Cattura organizzate e
 gestite con l’obiettivo di realizzare un vero e proprio sistema integrato di Istituti faunistici; la definizione di un apposito disciplinare per le Zone di addestramento cani e per le gare e prove cinofile, sia nella forma senza abbattimento, sia con la possibilità di abbattimento del selvatico nonché la definizione del disciplinare con i criteri per l’erogazione dei risarcimenti per i danni da fauna selvatica, nonché le misure di prevenzione, comprese le attività di controllo faunistico da attivarsi tempestivamente; la previsione dell’attivazione di specifiche banche dati faunistiche, venatorie e gestionali digitalizzate in ogni provincia; infine, le analisi delle problematiche e delle funzioni dei Corpi di Vigilanza in generale (istituzionali e volontari) nel contesto della Vigilanza e contrasto agli illeciti venatori. (Fonte: Federcaccia.org) Nel contempo, il Circolo Amici della caccia esprime soddisfazione per la gestione del governo della direttiva CEE sull’uso del piombo nelle zone umide“.

Il Circolo Amici della Caccia “ha in serbo numerose iniziative da condividere con le istituzioni e associazioni venatorie per azioni di miglioramento del comparto venatorio”.

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