Nardò, i lupi attaccano un ovile. L’allevatore: «Anche i cani sono prede»
Tensione alta a Portoselvaggio. Stavolta le bestie sono state salvate ma non è stato così in passato. Nestola: «Non vogliamo soldi ma soluzioni»
Articolo – Lupi a Portoselvaggio, torna l’allarme. A denunciare l’ennesimo episodio di attacchi ai propri animali è un allevatore della zona attorno al Brusca, Giuseppe Nestola: «I lupi stanno sbranando non solo il gregge ma anche i nostri cani. Poche notti fa siamo riusciti per un soffio a salvare le nostre pecore da un altro attacco».
La testimonianza di Nestola sulla situazione di Portoselvaggio non è la prima e non riguarda solo il suo allevamento. Già un anno fa le incursioni di lupi a danno di animali domestici e di allevamento in residenze e aziende in prossimità dell’area di Portoselvaggio hanno messo in allarme. Non solo i proprietari di allevamenti ma anche i frequentatori del parco (runners, ciclisti, ecc.). Gli esperti ribadirono in quell’occasione l’assenza di pericoli per l’uomo ma l’esigenza di attivare le necessarie precauzioni per evitare o neutralizzare gli attacchi agli animali. E Nestola, infatti, conferma oggi gli attacchi al suo ovile.
«Adesso la “novità” arriva dalla sparizione dei cani – sottolinea l’allevatore – e non si tratta di allontanamenti volontari degli animali. I cani non vengono avvelenati né investiti da auto o altri mezzi. Spariscono perché diventano preda. Per salvare il mio ovile continuiamo a combattere i lupi che devono mangiare e cercano selvaggina». Una “lotta” tutt’altro che semplice da affrontare, che comporta un notevole dispendio di energie, fisiche ed economiche. «Appena arriva la mezzanotte e senti i cani abbaiare passa il sonno – prosegue – e si è costretti a stare con gli occhi aperti e le orecchie alle finestre. Non basta la fatica di giorno, anche di notte dobbiamo fare i guardiani! Qui vicino di recente un cane di taglia grande che era in un recinto è stato sbranato, gli hanno lasciato solo le ossa. Viviamo questa situazione da almeno due anni. Da noi sono entrati la prima volta macellando una pecora e azzannandone un’altra, che alla fine fummo costretti ad abbattere. Due agnellini invece ci furono portati via». Risarcimenti?
Neanche l’ombra, dice l’allevatore. «Abbiamo affrontato spese acquistando reti e ulteriori recinti ma non basta. Nessuno finora ci ha risarciti ma il punto non è questo. Non vogliamo soldi – insiste Nestola – ma soluzioni». Altri episodi analoghi negli ultimi mesi si sono registrati anche in zona Villaggio Resta e nella frazione di Boncore. Tempo fa la Provincia di Lecce ha avviato un piano di monitoraggio e gestione del lupo, al quale ha aderito anche il Comune di Nardò, mediante un protocollo di intesa con le aree protette e i territori leccesi in cui è accertata la presenza dell’animale. Da qui si è arrivati a un tavolo tecnico permanente per la mappatura del territorio provinciale al fine di verificare la presenza del lupo e di individuare adeguate misure di monitoraggio e di protezione. A febbraio scorso si è poi tenuto un seminario sull’argomento, condotto da Giacomo Marzano e a cura dell’assessorato comunale ai Parchi e alle Aree Protette, riservato al personale delle forze di polizia operanti sul territorio, in particolare Polizia Locale, Carabinieri, Polizia provinciale e ispettori ambientali. Ma Nestola, come gli altri allevatori del territorio, resta comunque preoccupato: «Qui non c’è selvaggina per i lupi. Non ne hanno mai censita da queste parti. Quindi continuano a nutrirsi di cani e pecore quando capita. I nostri animali sono la loro selvaggina. Speriamo che qualcuno si faccia vivo con azioni concrete. Nel frattempo – conclude l’allevatore – veglieremo i nostri cani e le nostre pecore. Anche di notte».