Spiedo a Brescia, nei piatti tornano gli uccellini

I ristoratori bresciani più spregiudicati hanno rimesso gli uccellini sfruttando le pieghe di un provvedimento criticato

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La legge Regionale intende preservare le tradizioni e valorizzare lo spiedo bresciano, i ristoratori bresciani più furbi e spregiudicati lo hanno fatto tornare nei locali sfruttando le pieghe di un provvedimento che era stato criticato fin dalla sua nascita. Il progetto di legge, presentato in Regione Lombardia da diversi consiglieri su spinta del leghista Floriano Massardi, è stato approvato con 45 voti a favore e 23 contrari a fine maggio con tanto di bagarre in aula: durante la discussione si erano registrate tensioni fra gli esponenti del M5s e alcuni amministratori locali bresciani, accusati dai pentastellati di essersi prestati ad una «passerella» al Pirellone. Votarono contro i pentastellati e il Pd, anche se questi ultimi potevano contare sulla libertà di voto. Un provvedimento, quello approvato, che si pone espressamente come obbiettivo «la preservazione, la valorizzazione e la diffusione dello spiedo bresciano» e di altri piatti di selvaggina «quali patrimoni sociali, gastronomici e culturali della Lombardia» e che per farlo, di fatto, apriva alla possibilità per un cacciatore di regalare i propri uccelli a ristoratori e organizzazioni in modo da poter servire il prelibato piatto.

A quasi cinque mesi di distanza però Ats di Brescia ha ricevuto solamente due comunicazioni, sottoscritte da altrettanti cacciatori, in cui si dichiara di aver donato uccellini ad altrettanti ristoratori. Otto invece i cacciatori che hanno comunicato di aver donato piccola selvaggina ad associazioni e organizzazioni, come gli oratori o Gruppi Alpini. Un vero e proprio flop di domande dunque, che non appare certo imprevisto, visto che seppur la legge esplicitamente afferma come sia «necessario che la materia prima, cioè la selvaggina, venga donata volontariamente sempre e soltanto a titolo gratuito dal produttore primario, cioè dal cacciatore, fino al consumatore finale».

Eppure gli uccellini sono tornati a spron battuto nei locali bresciani: basta sollevare il telefono o chiedere a chi li ha frequentati in queste prime settimane autunnali per riscontrare come diversi ristoranti e trattorie del territorio ripropongano il piatto simbolo della tradizione culinaria bresciana compreso di uccellini come non accadeva da 8 anni, ovvero da quando fu bandito il commercio dell’avifauna selvatica. Il segreto sta nelle maglie della legge stessa: il cacciatore infatti, tanto generoso quanto in regola con i permessi, può mettere a disposizione gratuitamente non più di 150 uccelli ogni anno. Per farlo deve redigere un dettagliato resoconto che certifica la tracciabilità del capo abbattuto, ma una volta compilato può attendere fino a tre giorni per comunicarlo ad Ats. Non deve esserci una comunicazione preventiva, dunque, ma solo successiva, con un lasso sufficiente di tempo per redigerla solo nel caso in cui il ristoratore abbia ricevuto un controllo dagli ufficiali incaricati a farlo. Se il controllo al locale non c’è stato, è sufficiente non presentare la dichiarazione, se invece giunge basta inoltrarla ex post. Il tutto più che lecito.

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